Memorie del sottosuolo italico: tutta la storia che ci sta sotto i piedi

Scoprire quel che c’è sotto, scavare verso il mistero, scandagliare la verità di un’Italia enigmatica. Ecco l’aspirazione, dichiarata e spesso mal realizzata, di molti giornalisti e scrittori d’inchiesta del nostro Paese.
Mario Tozzi questa pulsione alla caccia al tesoro l’ha perseguita in una maniera divertente e tutta sua. In Italia segreta (Rizzoli, pagg. 216, euro 18) si è addentrato nei meandri della storia. E lo ha fatto fisicamente. Con lampada al carburo, stivaloni e corde da speleologo. Il suo libro accompagna il lettore nel sottosuolo del nostro bucherellatissimo Stivalone. Seguendolo in questa discesa al centro della terra, decisamente più divertente di molte altre fumosissime inchieste, ci si imbatte in un mondo ctonio degno di Jules Verne. Citando in ordine sparso: grotte di tufo di migliaia di metri quadri che si allargano, immense, sotto Napoli; laghi sotterranei in quel di Roma; caverne sapienzali e alchemiche (mai trovate davvero) sotto strade rettilineamente torinesi; case delle fate, in forma di spelonca, che si dipanano all’interno della solida roccia sarda.
Sbirciando il mondo da questa prospettiva a rovescio, dal basso verso l’alto, con la strana ottica che deriva dal trovarsi nel fondo di una cloaca (soprattutto se maxima) si finisce con il guardare il nostro habitat consueto con occhio marziano. A esempio sollevando un tombino milanese e calandocisi si può scoprire la strada coperta e segreta che portava al castello di porta Giovia, oppure arrivare al dismesso rifugio antiaereo della Stazione Centrale. In altre città meno ricche di acque sotterranee, come Napoli, i percorsi possono diventare molto più lunghi, unire presente, passato e forse futuro. Ci sono le migliaia di teschi del cimitero delle fontanelle che predicono il futuro, i cunicoli dei misteriosi «monacielli», spiritelli molto umani che amavano visitare le case partenopee, vecchie cave piene di rifiuti che se si incendiano rischiano di provocare immani crolli.


Insomma, un mondo «altro» da esplorare, un mondo un po’ da Indiana Jones, che sta a pochi metri da noi, ma che ci sfugge, tesi come siamo a cercare lo zenith, trascurando il nadir. Chiudendo il libro, invece, può venir voglia di intraprendere un viaggio guidato nel sottosuolo (se ne fanno a Roma). Magari turandosi il naso, ma certi che là sotto ci sono molte verità che ci riguardano.

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