La Corporate America usa meno la scure. La lunga stagione dei licenziamenti di massa, paradigma della crisi più devastante dai tempi della Grande depressione, sembra essere quasi ai titoli di coda. Il numero di licenziamenti preannunciati dagli imprenditori in febbraio, secondo i dati raccolti dal rapporto Challenger, Gray & Christmas, è infatti sceso a quota 42.090, il numero più basso dai 37.178 esuberi del luglio 2006 e il 71% in meno rispetto ai tagli prospettati in gennaio. E anche lindagine condotta da Automatic data processing mostra che, sempre nel mese di febbraio, sono stati 20mila i posti di lavoro perduti nel settore privato, la riduzione meno marcata degli ultimi due anni. I tagli di personale, inoltre, sono scesi al livello più basso dal 2006.
«Cè la generale sensazione di una svolta. I programmi di riduzione del personale mostrano importanti segnali di stabilizzazione, ci sono buone possibilità che si avvicini una fare di ripresa delle assunzioni», ha commentato John Challenger, Ceo della società specializzata. Il cambio di tendenza potrebbe verificarsi fra un paio di mesi, ma non tutti gli osservatori sono così ottimisti. Già domani, i dati ufficiali sullandamento del mercato del lavoro potrebbero indicare un peggioramento del tasso di disoccupazione, che in base alle attese salirà dal 9,7 di gennaio al 9,8%, con 75mila posti di lavoro bruciati. Nel Beige Book diffuso ieri sera, La Federal reserve ha parlato infatti «di mercato del lavoro ancora debole», a fronte di «timidi segnali di ripresa delleconomia».
Il ritmo di sviluppo dellAmerica rischia daltra parte di essere insufficiente per rivitalizzare il mercato del lavoro.
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