Meno poteri ma in sella: il futuro dei coordinatori

RomaRestano, ma un po’ ridimensionati. La formula ufficiale prevede che il nuovo segretario possa dare deleghe ai tre coordinatori del Pdl, i riconfermati Denis Verdini, Ignazio La Russa e Sandro Bondi. E che i tre restino uno responsabile dell’organizzazione (Verdini), l’altro della propaganda (La Russa) e il terzo (Bondi) della Cultura e delle consulte. Quest’ultimo, dei tre, è il più defilato, da tempo si è allontanato dalla vita operativa del partito, dopo le delusioni al ministero e le dimissioni. Verdini, l’uomo macchina di Berlusconi, resta il più forte dal punto di vista organizzativo. Quando sono in vista elezioni tocca lui movimentare l’apparato, organizzare feste, comitati, cortei, e mettere la croce sui candidati da infilare in lista.
Ora dovrà rendere conto ad Alfano (e ovviamente a Berlusconi), ma manterrà un potere in questo campo. Il più ridimensionato potrebbe essere Ignazio La Russa, da tempo nel mirino anche di altri ex An del Pdl (la corrente di Matteoli, quella di Alemanno) che mormoravano circa il doppio incarico di ministro della Difesa e coordinatore del partito. Ma è sulle nomine nelle società pubbliche e nelle candidature, specie in Lombardia, che si dovrà ricalibrare il coordinatore La Russa dopo questa investitura di un segretario politico per il Pdl, che è sopra tutti gli altri. «È inevitabile che i coordinatori conteranno poco - spiega una fonte Pdl - ma questo avverrà quando sarà effettiva la nomina di Alfano, il che vuol dire quando si dimetterà da ministro della Giustizia. Quando ci sarà da fare le liste per le elezioni politiche, lì si vedrà la forza di ognuno, ma è chiaro che Alfano conterà più degli altri. Piuttosto che i coordinatori, andrà osservata la reazione di Alemanno e Scajola, due capicorrente ma deboli».
Insomma nonostante l’ufficialità che li lascia integri nelle loro funzioni è chiaro che il nuovo corso del Pdl «alfanizzato» è destinato a cambiare i rapporti di forza e le catene di comando dentro il partito di Berlusconi. E non è un caso che il neo segretario ringrazi pubblicamente «di cuore» i tre coordinatori (prima di fare altrettanto con Scajola e Matteoli), perché «conosco le regole della politica, se si fossero impuntati forse noi oggi non saremmo qui a dire che il partito ha un segretario politico nazionale».
È successo invece il contrario, cioè che La Russa e Gasparri (molto vicini) si sono spesi, fino alla notte prima del Consiglio nazionale, per portare delegati, in vista di un conta per Alfano (che poi è stato acclamato). Segno quindi che stavano dalla parte sua e non contro, forse in ragione di qualche rassicurazione sul ruolo di primo piano che ancora conserveranno nel Pdl, avendo dalla loro parte un bel numero di parlamentari.
Ma qualcosa cambierà con un passaggio che è una novità assoluta per il partito nato dal predellino berlusconiano. C’è chi si indebolisce e chi si rafforza. In quest’ultima categoria rientrano gli «alfaniani» che poi sono i ministri di Liberamente, l’associazione nata per rilanciare il berlusconismo delle origini e rappresentata da Frattini, Gelmini, Carfagna, Romani. Loro sono rafforzati dalla nomina di Alfano, mentre l’area ex Alleanza nazionale potrebbe soffrire lo spostamento del baricentro verso l’ex Forza Italia. «Ma non avrebbero ragione - dicono dal Pdl - perché gli ex An hanno il peso che gli spetta nel nostro partito, anche dopo questo Consiglio nazionale. La Russa resta un coordinatore e un ministro, poi hanno il vicecapogruppo vicario alla Camera e il capogruppo al Senato. Non possono sovrastimarsi».
A volte si sfiora un’aria da regolamento di vecchi conti, come quello che è aperto tra la berlusconiana Biancofiore e gli ex An (leggi: Gasparri) lassù in Alto Adige. Non a caso esulta la bionda pidiellina: «Si è aperta una pagina nuova, è stata superata la logica del 70-30: lo ha voluto, direi anzi che lo ha imposto il presidente, di certo lo ha fatto capire a chi di dovere. Basta con gli ex, ora nel partito si va avanti con il merito e sarà Angelino a giudicarlo». Questa è anche l’opinione degli ex An che si riconoscono in Matteoli, grandi elettori di Angelino.

Dall’altra parte stanno invece quelli di Alemanno che vorrebbero le primarie per tutte le cariche partitiche e che covano sogni di leadership, anche per modificare i rapporti con la detestata Lega Nord. Ora però dovranno fare i conti tutti con un partito in cui non c’è solo Berlusconi, ma anche un segretario politico.

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