Roma «Quelli
presenti sono tempi in cui è difficile essere capiti in modo diretto».
Parola di Giulio Tremonti. Forse è per questo che il grande
protagonista di queste ore continua a muoversi su un territorio verbale
parallelo e laterale fatto di citazioni, metafore ma soprattutto di
ironia tagliente, a volte algida a volte irresistibile. Una miscela
che somiglia a una sorta di liquido di contrasto tra la sua immagine
austera e la sua dialettica spesso provocatoria.
Per l’uomo che sta cercando di fermare i predatori finanziari che
volteggiano sull’Italia, quella tecnica da meccanico del linguaggio
capace di smontare e rimontare frasi, ma soprattutto quel ricorso al
sarcasmo e alla puntualizzazione professoral-terminologica, rappresenta
un inseparabile biglietto da visita, una sorta di attestato di
superiorità che il superministro non si fa certo scrupolo di
mostrare. «Come dice il poeta, scusate se la mia ignoranza è minore
della vostra...» disse una volta in tv.
LE CITAZIONI LATINE
L’elenco delle sue frasi celebri è sterminato. Ci sono, innanzitutto, le citazioni latine. L’ultima è quel Hic manebimus optime ,
detto scacciagufi usato per respingere le voci di dimissioni. Pochi
giorni prima, Tremonti si era affidato a un altro mottoper
respingere le indiscrezioni sulla manovra.
«Pauca sed bene confusa sophismata » («poche voci e molto confuse). Ma la sequenza delle incursioni tremontiane
nelle spire del Castiglioni-Mariotti non finisce certo qui. C’è la solenne «Habemus novum pactum» , pronunciata dopo la firma sulla riforma del patto di stabilità. Oppure quel «primum vivere deinde philosophari » usato per spiegare le priorità nella gestione del debito pubblico.
MARX, BARTHES E I SIMPSON
Quando si tratta di illustrare fenomeni socio- economici, il superministro non ha remore a citare qualunque personaggio inscritto nell’immaginario collettivo. « Marx
è un genio, magari la gente lo leggesse. Adesso ci sono i Simpson a
sinistra. Anzi, a sinistra hanno i difetti ma non i pregi dei Simpson
». Per confutare miti e feticci della nuova stagione delle fondazioni
politiche, evocò invece il pensiero di Roland Barthes . «A chi pensa davvero non serve un pensatoio. Un certo lavorio cultural- politico ricorda l’ironia di Barthes sul
lavoro a merletto delle signorine di buona famiglia, parodia
borghese, lavoro finto al posto del lavoro vero». Nel novero dei
citati figura anche Zenone e il più noto dei suoi paradossi.«L’Europa
era costellata di economie Achille. Ma Achille correva dopato dalla
finanza. Oggi si vede che la tartaruga era più lenta ma certamente più
forte di Achille». Così come non manca un riferimento all’arte
figurativa. «L’Europa è simile all’Angelus Novus di Klee ,
con la testa rivolta all’indietro,mentre il vento del progresso la
trascina oltre ». Anche se Tremonti si riconosce un unico «ideologo di
riferimento». «Il mio maitre penser personale è Diego Della Valle».
LE FRASI CELEBRI
Ma
al di là delle citazioni, il Tremonti pensiero è semprepronto a
esondare dalla banalità attraverso frasi portatrici sane di dibattito.
Come dimenticare la critica espressa alla strategia di Lisbona?
«Invece dicostruire il pilastro politico l’Ue si impegna nel fare
body building a un ectoplasma ». Oppure la
sua personale fotografia del carattere multiforme della crisi. «É come
un videogame, superi un livello e compare
un mostro ancora più inquietante». Un concetto rafforzato da un
riferimento al più grande naufragio di tutti i tempi. «O la soluzione è
politica o si va tutti a fondo. Come nel Titanic non si salvano nemmeno
i passeggeri in prima classe».
LE PROVOCAZIONI
Il
gusto per la battuta spesso lo ha fatto finire sulla graticola. Con
la frase «con la cultura non si mangia». Oppure quando si chiese
perché fosse «così difficile trovare al Sud» un amministratore che non
avesse «la moglie o la sorella, un parente o un compare proprietario
di una clinica». E come dimenticare quando nel 2005 apostrofò Letizia
Moratti che chiedeva finanziamenti con un gelido: «Mia cara, non puoi
continuare a chiedere soldi. Questo è il governo, mica tuo marito».
Sugli spigoli del «trattamento Tremonti»hanno sbattuto in molti,
giornalisti compresi. Noto per la sua ritrosia alla dichiarazione («non
esisto, sono un ectoplasma») è specialista del dribbling creativo di
penne e taccuini. L’ultimo episodio tre giorni fa. Tremonti è alla
buvette, Fini si offre di pagargli la consumazione ( «Vista la
situazione del governo… »). I giornalisti lo circondano. Ma il
ministro resta blindato: «Preoccupato per i mercati?». Risposta: «Vi
suggerisco Simenon .
Tre camere a Manhattan e Il Presidente. Bellissimo». Terminati i
consigli letterari il ministro accelera il passo. Non prima di
un’ultima battuta riservata a Fini. «Speriamo abbia pagato davvero».
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