Il mercato del settore è in forte sofferenza Felici: «È come se ci giocassimo la Fiat»

Il mercato del settore è in forte sofferenza Felici: «È come se ci giocassimo la Fiat»

«Ma cos'è questa crisi?» cantava nel 1933 Rodolfo De Angelis e a distanza di 80 anni anche il mercato del gioco italiano ha la risposta al ritornello. È una crisi economica e mediatica quella che ha infatti colpito Lotto, SuperEnalotto, Scommesse, Ippica, Bingo e affini, che con un ritardo di quasi due anni, ha iniziato a produrre le prime crepe in quello che sembrava un castello intaccabile. Nel 2012, per la prima volta, è calata la spesa degli italiani per il gioco. «Ci stiamo giocando la Fiat - sottolinea Fabio Felici, direttore dell'agenzia giornalistica Agimeg, specializzata nell'informazione sul mercato del gioco - perché tra lavoro diretto e indotto, questo mercato dà lavoro a quasi 200mila persone, la stessa forza lavoro del gruppo automobilistico. Gli attacchi politici e mediatici che sta subendo il settore, hanno già prodotto forti cali nella spesa con danni per l'Erario, che potrebbero portare a nuove tasse, e producendo licenziamenti e cassa integrazione tra le aziende di gioco. Questi attacchi sono portati il più delle volte per spot politici ma soprattutto senza sapere cosa c'è dietro ai numeri. Il settore è in crisi e andrebbe sostenuto invece che demonizzato. Perché oltre alla necessaria e sacrosanta tutela e prevenzione dei comportamenti compulsavi, bisogna tenere conto che al calo del gioco legale corrisponde una crescita del gioco illegale, il più delle volte gestite da organizzazioni criminali. Di fatto togliendo credibilità al gioco statale e controllato - spiega Felici - si danno forza e risorse alla criminalità». E Agimeg è in prima linea nel sostegno mediatico al settore. «Con Agimeg produciamo ogni giorno news, anteprime, interviste, sondaggi, dati, ricerche, approfondimenti sul mercato italiano ed estero - spiega Felici - con l'obiettivo di un'informazione sul gioco libera, corretta e perché vogliamo che il gioco abbia quella dignità giornalistica che merita».
E sulla stessa lunghezza d'onda è anche Luca Contiello, ad di GMatica, una delle principali aziende del settore degli apparecchi da intrattenimento: «Ogni volta che leggo articoli contro il gioco e in particolare verso le newslot, mi chiedo perché nessuno ricorda più i tempi in cui tutti i giochi erano completamente in mano alle mafie, dal lotto nero alle scommesse clandestine, passando per i videopoker. Di questo più nessuno parla anzi, la tendenza delle campagne mediatiche ormai è quella di non fare più distinzione tra macchinette legali e illegali». Eppure si continua a sostenere che il gioco di Stato «genera» ludopatia.

«Sarebbe come dire che la viticoltura e l'industria enologica generano alcolismo (le persone a rischio superano gli 8 milioni - dati Istat 2012), nessuno però propone di attuare logiche proibizioniste, rimedio peggiore del male, ma tutti condividono e sostengono iniziative volte, nell'ordine, all'educazione, prevenzione, assistenza e cura. Bisognerebbe armonizzare l'offerta di gioco - conclude Contiello - piuttosto che proibirla, non perseguendone l'uso, ma piuttosto penalizzandone l'abuso».

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