Politica

Messina, l’«antipasto» siciliano che può rivoluzionare le regionali

Secondo qualche «azzurro» a sfidare la Borsellino potrebbe essere la Prestigiacomo. Fini furioso con An

Marianna Bartoccelli

nostro inviato a Messina

Dopo le elezioni di Messina, in Sicilia potrebbe capitare di tutto. Se dovesse vincere Luigi Ragno, sarebbe la conferma che la Margherita sbaglia i suoi candidati, e Francantonio Genovese, così come Latteri, è del partito di Rutelli. A questo punto sembrerebbe inevitabile la vittoria della Borsellino alle primarie del centrosinistra. E potrebbe anche succedere che Cuffaro non sia più il candidato «indiscusso» della Cdl, viste le titubanze dello stesso premier dimostrate proprie a Messina e soprattutto se il movimento del Mpa di Raffaele Lombardo, che sino ad oggi è for president Cuffaro, riuscirà a inserirsi nei risultati determinando il ballottaggio e rovinando le speranze, quasi certezze, della Cdl per Luigi Ragno, dimostrando di essere pronto al terzo Polo. A questo punto partirebbe la ruota per la scelta del nuovo candidato della Cdl a governatore e ieri erano in tanti, soprattutto tra gli azzurri della Sicilia orientale, a fare timide previsioni sulla possibilità che il premier possa decidere che per concorrere con la Borsellino possa esserci un'altra donna, che tra l'altro in questo momento è ben vista dagli alleati di An, che si sono intestati la battaglia delle quote rosa anche a Messina, candidando addirittura una lista tutta al femminile. Insomma non sono pochi quelli che sognano uno scontro Borsellino-Prestigiacomo alle prossime regionali, convinti che a questo punto tutti i giochi sarebbero riaperti.
Ha ragione quindi Angelino Alfano, il coordinatore di Fi, che ha sempre sostenuto che quelle di Messina sono una sorta di primarie per la Cdl e per il centrodestra in genere. Ma non solo. Le liste degli autonomisti infatti non significano soltanto evidenziare la spaccatura dentro l'Udc, che ormai deve fare i conti senza l'apporto elettorale di Lombardo, ma anche dentro An, che per la prima volta si ritrova senza un pezzo significativo della propria storia. La fuoriuscita di Nello Musumeci, eurodeputato, vicesindaco dimissionario di Catania, il più votato del partito di Fini, non fa dormire sonni tranquilli al capo della Farnesina, che da due giorni ormai batte la Sicilia, non solo per rassicurare e sostenere la candidatura di Ragno, che è sempre stato del suo partito, ma anche per bacchettare i suoi uomini, soprattutto a Catania. «Basta ai personalismi che sono offensivi per la nostra memoria storica e politica» è il rimprovero, riferito forse anche agli scontri che hanno avuto come risultato l'abbandono del partito di Musumeci. «A Catania il partito non va bene, ai parlamentari regionali e nazionali dico che nessuno si consideri beneficiario di un riconoscimento a vita, nessuno di loro per il momento è ricandidato». Parole dure che colpiscono primi fra tutti i parlamentari nazionali siciliani ma anche quelli regionali, accusati tutti di «immobilismo». «C'è una situazione di torpore che non capisco da cosa sia determinata - denunzia Fini -. Oggi An è adagiata sugli allori».
Ma nel suo tour siciliano il ministro Fini non trascura neanche l'opposizione: «Prodi è una minestra riscaldata. Il centrosinistra ha venduto la pelle dell'orso prima di averlo ucciso», sottolinea a proposito dell'Unione che continua a dare certa la vittoria. Accuse che Fini lancia proprio da Catania «dove - ricorda- la vittoria del centrodestra è stata accolta con molta sorpresa dal centrosinistra. Avreste dovuto vedere dopo la vittoria di Scapagnini certe facce in Parlamento» . E si dice «abbastanza sicuro della vittoria di Luigi Ragno al primo turno».
Messina banco di prova anche per gli autonomisti di Lombardo che candidano un medico fuori dalla politica, Nunzio Romeo. Sperano di raggiungere una cifra che si avvicini al 10% e costringere così i due principali concorrenti ad andare al ballottaggio. A quel punto tutti i giochi verranno riaperti. Ma soprattutto Lombardo si considererà pronto a fare il terzo Polo alle regionali e lancerà come candidato governatore lo stesso Musumeci. Un altro ex del partito al quale per molti anni ha fatto riferimento lo stesso giudice Paolo Borsellino, la cui sorella sembra ormai investita (primarie permettendo) a rappresentare l'intera sinistra.

Ma Messina significa anche che se dovesse vincere il candidato della sinistra, o meglio della Margherita, il partito di Rutelli potrebbe alzare il prezzo del suo candidato alle primarie del 4 dicembre e i giochi potrebbe riaprirsi anche per Latteri.

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