Il Panathinaikos Atene a 2" dalla fine vede volare in aria il tiro di Siskaukas, suo ex mattatore nell'ultimo successo europeo, ma capisce che non andrà oltre il ferro, comprende che l'Eurolega sarà il suo premio in una notte che per i greci sembrava magica e per il Cska Mosca è diventata vera soltanto negli ultimi 20 minuti partendo da meno 23.
Zelimir Obradovic, quarantottenne serbo dalla mente acuta, dal tocco magico, è il mago Merlino della notte berlinese davanti a 13.000 persone, vince il suo sesto trofeo europeo, batte per la quarta volta in una finale Ettore Messina, ma in questo caso gli deve concedere ben più dell'onore delle armi, perché il 73-71 finale nasce da un recupero prodigioso della squadra moscovita che al riposo lungo era sotto 48-28, all'inizio del terzo addirittura 51-28.
Quando tutti pensavano che fosse mattanza è venuta fuori però l'invenzione difensiva del Cska che in una serata orribile al tiro, soprattutto da 3 (5 su 16) e anche nei liberi (20 su 28), decisivi i due errori di Khryapa a 40" dal gong sul 70-66, ha rimediato con quello che aveva, visto che Lorbek non è mai stato in partita e Siskaukas ha ingranato quando ormai era troppo tardi.
L'Euorolega premia i più forti in assoluto, i più ricchi di talento, quelli che eliminando Siena ci avevano convinto di non poter avere ostacoli. Hanno sofferto la semifinale con l'Olympiakos, ma poi nella partita decisiva sembravano angeli sterminatori, dominanti sotto canestro con Pekovic e Batiste. Quando tutto sembrava scritto Messina si è inventato la difesa dei piccoli samurai, con Planicic a fare il metronomo. Meno 10 dopo 30', mostrandosi pazienti, fedeli ad un piano.
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