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«Mi hanno derubato, li assumo» Così l’imprenditore salva i ladri

Mantova, due disoccupati tentano un furto in una ditta casearia. Al processo il titolare non chiede risarcimento ma offre un lavoro

Poi uno dice il destino! Che può nascondersi in un nome o in un cognome, per esempio; ma anche in quel che uno maneggia per vivere. Sì, perché il protagonista di questa storia - una bella storia, finalmente! -, un imprenditore mantovano del settore caseario, ci dimostra come a forza di avere a che fare con caglio e mozzarelle, uno alla fine si possa ritrovare con un’anima altrettanto candida. Non solo: lui porta un cognome, Croce, che anziché pesargli lungo il calvario della vita, sembra averlo predisposto alla bontà. E infine possiede anche un nome, Vincenzo - ovvero «colui che vince» - a cui ieri l’imprenditore ha fatto davvero onore. Con una vittoria che forse qualcuno non capirà, che qualcun altro probabilmente criticherà, ma che è senza dubbio una vittoria morale: l’offerta di un posto di lavoro, anziché una «vendetta legale», a due sconosciuti fermati mentre commettevano un furto nella sua azienda.
Tutto era iniziato domenica scorsa, in pieno giorno, sotto quel sole un po’ appannato che di questi tempi nella Bassa padana fa da anfitrione alle prime nebbie. Una pattuglia di carabinieri della caserma di Pegognaga aveva arrestato due persone «colte ad armeggiare con fare sospetto» nel capannone della Crovital, l’azienda di cui è titolare Vincenzo Croce, 52 anni. Quello del destino, appunto.
Destino che ha fatto anche incrociare la sua strada proprio con quelle dei fermati. Due del luogo, entrambi risultati incensurati e soprattutto disperati: M.G., trentasettenne di Mottigiana, e V. P., trentanovenne di Pegognaga. Due che fai fatica a definire ladri, non foss’altro per la goffaggine della «tecnica» usata: hanno agito in pieno giorno; hanno lasciato le proprie automobili ben visibili dalla Provinciale Est, perdipiù in uno stabilimento chiuso; e infine perché il loro furto ha preso di fatto le sembianze di qualcosa che ai veri ladri dà l’orticaria: ovvero di un autentico lavoro. Quando i carabinieri li hanno colti sul fatto, i due stavano infatti smontando pezzo per pezzo un complesso macchinario in acciaio inox del valore di trecentomila euro. Che poi i due, un pezzo alla volta, trasportavano a braccia. Sistemando il tutto, in bell’ordine, nei bagagliai delle loro automobili.
Processati per direttissima, M.G. e V.P. hanno patteggiato sei mesi e una multa di 200 euro, tornando subito in libertà. E se il giudice ha usato la mano leggera, essendosi reso conto che i due non facevano certo parte di qualche organizzazione criminosa, Croce ha fatto sicuramente di più. Subito dopo il furto ha preso contatto con le famiglie dei fermati, scoprendo due storie tristemente uguali. Due storie di improvvisa e purtroppo quasi ordinaria povertà. Due storie dei giorni nostri, dove all’angoscia della disoccupazione si aggiunge l’incubo di un mutuo da saldare. Così l’imprenditore dall’anima candida come il fiordilatte, non solo ha rinunciato da subito a costituirsi parte civile, ma ha offerto ai due un posto di lavoro. Nello stesso stabilimento dove erano stati colti a rubare.
«Ho capito che dietro il loro gesto c’era la disperazione. Hanno sbagliato, ma può succedere a tutti - ha detto l’imprenditore -. Per me possono cominciare anche subito, occupandosi delle pulizie dentro e fuori la fabbrica. Ovviamente retribuiti». E se uno di loro vorrà, c’è un posto che lo aspetta nello stabilimento che Croce ha aperto nel Napoletano. Un posto con i contributi e la mutua. Un posto reale, a far mozzarelle.

Un posto vero, mica una bufala.

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