«Mi sono fidato delle banche Ora dico: se le conosci le eviti»

Marco Arostini, 40 anni, si rivolge al Giornale da Arezzo, «vera capitale del mercato dell’oro, più grande anche di Vicenza», garantisce. Racconta una serie di disavventure nei rapporti con le banche. «Se le conosci le eviti», dice paragonandole all’Aids. Ora infatti accetta soltanto pagamenti in contanti e fa, letteralmente, affari d’oro.
Quando ebbe i primi problemi?
«Gestivo un’attività di export nel settore dell’oreficeria e argenteria. A 27 anni avevo 14 dipendenti e l’azienda era arrivata a esportare per 4,5 milioni di euro annui per oggetti interamente prodotti ad Arezzo. Un risultato niente male. Ma quando il commercialista mi presentava il bilancio, questo era sempre negativo».
Colpa delle banche?
«Secondo i miei calcoli c’era un buon margine di guadagno netto (circa 150 mila euro annui). I clienti mi pagavano sempre con regolarità. Eppure dovevo ripianare delle perdite. L’unica via di uscita era quella di ricorrere al credito bancario attraverso il mutuo di consolidamento aziendale».
Ebbe difficoltà nell’ottenere i mutui?
«Dal 1997 al 2006 compreso, sono stato costretto a utilizzare questo strumento bancario per tre volte, indebitando me e mio padre fino al collo comprese ipoteche che arrivano al quarto grado nella casa di famiglia. Noi credevamo ciecamente nella nostra attività. Ma il problema non era quello».
E quale era?
«Gli interessi bancari illegali, puniti per legge. Avevo visto una puntata della trasmissione “Mi manda Raitre” che parlava di anatocismo e usura bancaria. Dato che la mia situazione aziendale non mi convinceva perché non riuscivo a spiegarmi le perdite di bilancio tutti gli anni, feci analizzare gli estratti conto bancari da un professionista di Arezzo».
Che cosa saltò fuori?
«Furono evidenziate gravi irregolarità delle banche a mio danno. Il professionista controllò tutte le operazioni bancarie e mi riferì che ero stato “usurato”, cioè vittima di usura, dagli istituti di credito per circa 1,5 milioni di euro. Guarda caso, più o meno la cifra dell’indebitamento accumulato dalla mia azienda. Ho dovuto liquidarla prima che me la facessero fallire».
Ha denunciato i fatti?
«Certo, denuncia penale. In prefettura ad Arezzo giacciono 65 denunce analoghe per presunta usura bancaria».
Oggi che molte aziende, grandi e piccole, si lamentano della restrizione del credito, che consigli potrebbe dare?
«Da un paio d’anni faccio l’agente di commercio per un’altra azienda orafa.

Data la mia esperienza, mi sono sentito di suggerire di non usare prodotti bancari come l’anticipo di fatture, lo scoperto di conto corrente e altri, ma di farsi pagare subito dai clienti».
E funziona?
«Guardi, adesso (ieri per chi legge, ndr) è venerdì pomeriggio e sto ricevendo ordini a randa, tutti con pagamento in contanti. Per noi che non usiamo le banche la crisi non esiste».

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