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«La mia Retequattro cresce togliendo pubblico a Raiuno»

«La mia Retequattro cresce togliendo pubblico a Raiuno»

da Milano

È uno dei direttori più longevi della storia della Tv: ben sei anni e mezzo alla guida di Retequattro. Con all'orizzonte, in tutto questo tempo, un unico obiettivo: riposizionare il suo canale, trasformarlo da rete di telenovelas seguite soprattutto dalle donne a rete generalista che fa concorrenza al primo canale Rai sul pubblico anziano senza perdere però di vista il pubblico commerciale. Insomma, Giancarlo Scheri, 46 anni, sulla poltrona della terza rete Mediaset dal gennaio 2001, ha buoni motivi per tirare un bilancio del suo lavoro anche perché dicono sia in predicato nei prossimi mesi di lasciare Retequattro per approdare alla fiction.
Dunque direttore, gioie e dolori di questi anni.
«Prima di tutto sono contento che Retequattro non sia più una rete scelta dallo spettatore quanto non trova nulla sugli altri canali. Siamo riusciti ad instaurare un patto di amicizia con il pubblico: questo grazie soprattutto alla messa in onda di prodotti che non si trovano da altre parti, come Poirot o Il commissario Cordier. Uniti a generi più popolari e ancora seguìti come Stranamore, ereditato dalla Folliero».
Veniamo ai dolori.
«Non avere un budget che mi permetta di realizzare grandi produzioni. Ma questo rientra nella logica aziendale, di distribuzione di obiettivi e spese nelle tre reti».
Che farebbe con tanti soldi a disposizione?
«Studio Uno, Settevoci, uno show con Fiorello e Mike».
Vabbè, sogna a occhi aperti... come si sente il direttore di una rete che viene sempre dopo le altre due?
«Benissimo. Anche perché a me danno il compito di realizzare prodotti di divulgazione culturale che su Canale 5 e Italia Uno non possono avere spazio. Noi, che siamo una Tv commerciale produciamo seicento ore all'anno di programmi storici e scientifici, tra cui, per citarne alcuni, quelli di Cecchi Paone. Cui si aggiungono programmi di approfondimento come Vite Straordinarie di Elena Guarnieri e giornalistici come quelli di Fede, Belpietro e Pivetti».
Il cinema resta un ingrediente essenziale.
«Milletrecento ore all'anno trasmesse. Su Retequattro i film continuano ad andare molto bene».
Alla fine, dopo tanti anni, grazie anche alle difficoltà in cui versa Raidue, riuscirete a diventare quinta rete generalista.
«A fine stagione potrebbe accadere: per ora in prime time Raidue è poco sopra il nove per cento di share, noi siamo poco sotto il nove. In day time invece potremmo battere Raitre: siamo entrambe attorno all'8,7 per cento. Ma il dato di cui sono più contento è l'incremento avuto in questi sei anni: parlando della prima serata, si è passati dall' 8,1 per cento del 2001 all'8,7 di ora».
Non è proprio un risultato da record.
«Visto il calo che hanno avuto le reti generaliste, direi proprio di sì. E più ancora sono contento dell'incremento nel pubblico over 65: dal 10,8 al 13 per cento».
Ma è il pubblico che le altri reti Mediaset non cercano.
«Infatti noi lo contendiamo a Raiuno.

E poi bisogna smettere di pensare che gli anziani non sono importanti dal punto di vista pubblicitario».
Novità in arrivo?
«Per l'estate tre nuove serie americane: The Unit, poliziesco americano, Shark dedicato alla magistratura e Traffic, ripreso dal film di Soderberg sul traffico di droga».

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