Franco Ordine
nostro inviato ad Atene
Toglietemi tutto ma non il mio primato. Al povero Milan è rimasto lunico gioiello da esibire in pubblico e lo fa col puntiglio della nobildonna decaduta. Guardate, ammirate, è ancora grosso e luccicante. Carlo Ancelotti che è un tipo ruspante, genuino, da pane e salame, poco aduso ai modi da salotto, strofina il benedetto ranking Uefa (classifica per meriti degli ultimi cinque anni: Milan in testa, dietro tutti gli altri pretendenti al trono) e detta sicuro: «Da questo primato dobbiamo ripartire in Champions». Sotto sotto è animato dalla speranza che voltando registro, cambiando torneo e volando ai piedi dellAcropoli, si possa recuperare un po dellantico spirito guerriero del vecchio, intramontabile Milan che fu.
Si gioca stasera, dinanzi allAek tornata in corsa nel girone, nello stadio della finale del 94 (Capello in panchina, 4 pappine rifilate al Barcellona del presuntuoso Cruijff) e della prossima targata 2007: levento in qualche modo lo intriga. «Qui si deve tornare per la finale, sognare non è vietato di questi tempi. Prendiamo le misure al campo. Non continuerà sempre a soffiare il vento contro», sospira mentre porta il conto degli assenti e degli infortunati, un elenco sempre più consistente che mette a durissima prova la resistenza dei pochi, contati sopravvissuti. Con riferimento voluto ai grandi vecchi, Maldini e Costacurta, la scorta donore delle truppe in ritirata. «Alla loro età hanno dentro il sacro fuoco che tiene accesa la fiammella» segnala Ancelotti e non è un giudizio di facciata, son parole che testimoniano lammirazione per i due totem, sempre presenti, in prima linea specie quando la patria è in serio pericolo.
Toglietegli tutto, al Milan disperato di queste settimane (con lo psicologo al seguito), ma non il suo primato in Champions: due finali, una semifinale e un quarto di finale costituiscono la striscia che intenerisce il core di Berlusconi e Galliani ma consola poco i rari tifosi al seguito («sarà una sorpresa giocare col tutto esaurito» la battuta di Carletto). Larmata in disarmo vuole difenderlo con le unghie e con i denti insieme con la possibilità, più che concreta (può anche perdere con due gol di scarto senza compromettere alcunché), di qualificarsi agli ottavi da primo per evitare crudeli incroci dellurna al prossimo sorteggio. Ma il nervo scoperto resta il campionato, con i suoi errori e le sue sfortune (11 pali in 12 partite), con le sue disavventure che richiamano in causa le responsabilità degli arbitri, i loro sfondoni settimanali. «Sono inesperti, senza un punto di riferimento, con una guida inesperta», è la ruvida ma centrata sintesi tecnica dellallenatore condivisa da Galliani che se ne sta in disparte ad ascoltare i «rumors» provenienti dallambiente dei fischietti e chiede notizie ai suoi della richiesta giunta in sede dal giornale Il Romanista della cassetta di Milan-Roma da duplicare e distribuire ai lettori-tifosi. Richiesta respinta al mittente per il trattamento ricevuto ai tempi del processo sportivo. «Quel clima mediatico ostile ancora ci penalizza», sostiene convinto e ripete Galliani allinviato di un altro quotidiano politico, il cui direttore, di dichiarata fede juventina, spiegò lo scandalo del calcio a modo suo, «tutta colpa di Berlusconi e Galliani, non di Moggi». Lintreccio perverso tra «moggiopoli» e il trattamento brutale riservato dagli arbitri ai rossoneri è lultima sicurezza tatuata sulla pelle del Milan. Non è granché e può scavare altre insicurezze nel gruppo già avvilito da una serie indecente (1 successo in 9 partite) di ritardi. Distratto il pensiero allInter. «È destinata a vincere lo scudetto» la resa incondizionata di Ancelotti.
Perciò forse respirare laria della Champions può procurare il risveglio di cui cè bisogno disperato.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.