MILANO/ Bossi promette i suoi voti Podestà: «Vittoria solo rinviata»

Guido Podestà è nettamente avanti. Quarantanove per cento contro trentanove ovvero dieci punti percentuali che impensieriscono non poco il candidato della sinistra Filippo Penati. In questi quindici giorni di campagna elettorale, nel secondo round delle Provinciali per Penati ci vorrebbe infatti un miracolo: a bocciarlo non è infatti solo la matematica ma pure i milanesi. Anche perché il candidato Pdl alla Provincia di Milano riparte incassando l'ok della Lega che si pensava non volesse affatto partecipare al ballottaggio coincidendo questo con il voto referendario.

E, invece, ecco la Lega risostenere Guido Podestà anche il 21 giugno: «Avremo il voto del popolo leghista». Parola di Umberto Bossi che con la forza dei suoi 220mila consensi vuole cancellare da Milano l'anomalia Penati. Il quale pur di ritornare sulla poltrona più alta di Palazzo Isimbardi si dice però pronto a tutto e al contrario di tutto. Anche ad incamerare il voto di Rifondazione comunista che aveva sbattuto fuori dalla sua giunta.

Rifondazione, comunque, sembrerebbe disposta a vendere a caro prezzo il sostegno perché «noi non andiamo alla corte di nessuno». Messaggio chiaro che spinge Penati a vagheggiare non di ballottaggio né di secondo turno bensì di partita che inizia oggi, «partiamo da 0 a 0» sostiene l'inquilino di Palazzo Isimbardi.

E mentre minaccia di «querelare Podestà» se non accetta il «confronto televisivo», gli piomba sulla testa un altro esposto al Garante per le comunicazioni. Motivo? Spot di propaganda travestiti da spot istituzionali. A reclamare la sanzione sono i Comunisti italiani che il 21 giugno non daranno neppure un voto a Penati.

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