Milano, istituto spende 625 euro per invitare un suonatore di bongo

Corsi di rafting sul Ticino e lezioni di kung-fu ai bimbi dell’asilo, seminari sul massaggio giapponese e maestri di tamburello: quando gli incarichi didattici diventano costose bizzarrie

da Milano
Che in classe non ci si possa limitare a tabelline, abbecedario e cartina dell’Italia fisica, è giusto e appurato. Con la riforma delle tre “I” - impresa, informatica, inglese - la scuola si è tuffata nel Terzo Millennio. Il problema è che ora bisogna lanciarle anche un salvagente, per evitare che affondi tra gli eccessi dadaisti di un’offerta didattica stravagante e sprecona.
Già, perché se agli alunni dev’essere garantita una pluralità di stimoli culturali e ludici, spesso con questa scusa si inventano corsi paradossali, affidati a costosi esperti esterni. Grazie agli elenchi divulgati dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ora queste bizzarrie sono evidenti. Per esempio, a Finale Ligure l’elenco delle attività scolastiche sembra una raccolta di hobby da dopolavoro: seminario sul massaggio giapponese (500 euro), corso di macramè (merletti tipici, 975 euro), lezioni di mesh work e celtico (due versioni di cucito, in offerta a 12 euro) e «tecniche di ricerca dell’equilibrio energetico»: 300 euro di consulenza o di bolletta?
Soprattutto il fascino dell’Oriente ha stregato gli insegnanti. È tutto un proliferare di discipline come lo shiatzu (2.800 euro a Gambolo, Pavia), la thai-boxe (387 euro ad Ancona, con buona pace dei genitori che vietavano la visione dei film di Van Damme perché troppo violenti), Wushu (875 euro per una scuola materna nei pressi di Lodi), Tai-chi (284 euro a Milano), Kendo e Aikido (284 e 511 euro a Carmagnola, Torino).
L’esotico va forte e gli scolari di oggi saranno i cosmopoliti di domani. Balleranno la capoeira brasiliana (310 euro a Clusone, Bergamo), suoneranno i bonghi djembe a Milano (625 euro al suonatore africano) e impareranno i ritmi del Senegal a Chivasso (1.875 euro). Per poi dipingere mandala buddhisti a Lodi e ascoltare una scrittrice internazionale sul progetto «Curry di pollo» a Mantova per 300 e 135 euro.
Poi ci sono le chicche. Le perle inspiegabili. Come i 2.000 euro pagati all’esperto di bridge in una scuola di Varese. Perché gli studenti hanno il diritto di variare un po’: mica possono giocare solo a briscola mentre la prof spiega! Curiosi i corsi di vela e di rafting in provincia di Pavia (805 e 2.530 euro), sulle rapide pericolosissime del Ticino; goloso il progetto «Cucino io» dedicato agli insegnanti di Bagnolo Mella (giusto per non tornare a casa e abbrutirsi con i Quattro salti in padella); strategico il corso di dama della scuola di Cologne (Brescia). E ancora lezioni di lingua meneghina a 310 euro, manipolazione della carta a 2.730 a Oulx (Torino), «valorizzazione della propria immagine» a 1.050 (Milano).
Capitolo a parte quello dello sport, dallo step di Clusone per 540 euro (glutei sodi garantiti) all’hockey su prato di Airasca (Torino); dall’arrampicata di Roma (570 euro) al baseball di Ceccano (1.700 euro alla squadra locale dei Tigers per la consulenza).
E se l’arte circense in provincia di Cremona costa oltre duemila euro, l’ecogiornalismo a Varese vien via con soli 350 euro. Tre volte tanto incassa l’esperto di fisarmonica di Civitanova Marche, mentre in Salento ci vogliono solo 250 euro per imparare a ballare la «pizzica», a suonare i tamburelli e a intonare i «canti di lavoro e protesta»: giusto per coltivare già da piccoli l’avversione ai padroni tanto cara agli anarchici che «prendono la falce e impugnano il martello».
Insomma, dall’asilo al liceo è passato (fortunatamente) il tempo dell’appiattimento culturale. Peccato però che spesso ci siano squilibri economici tali da giustificare l’indignazione. Non ci si può lamentare per gli stipendi degli insegnanti - tra i più bassi d’Europa - e poi destinare 600 euro alla costruzione di bambole di pezza (Bergamo); così come non si possono avere computer da guerre puniche e spendere 1.200 euro per il cartonaggio (Milano).
Anche perché poi c’è sempre il rischio di scadere nell’assistenzialismo a figure esterne all’Istruzione pubblica, come il regista teatrale che a Roma ha intascato 6.

267 euro per uno spettacolo scolastico o la famiglia Amico, che a Caltanissetta ha messo insieme consulenze su giardinaggio, panificazione e sul progetto «Le orme di Proserpina» per oltre seimila euro. Chi più Amico di così?

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