«Milano razzista? Basta guardare la sua storia, è una città che non guarda mai chi tu sia e da dove vieni. Ma soltanto quello che di positivo sai offrire». E poi? «E poi ti valorizza».
Assessore Mariolina Moioli, ma allora perché ancora titoli di giornali e tanti politici che parlano di odio verso gli stranieri dopo l’omicidio di Abdoul?
«Caricare volutamente di valenza razzista un episodio come questo non giova a trarre insegnamenti da una vicenda tragica».
E invece?
«Bisogna lavorare perché le persone escano da solitudine, emarginazione, disagio».
Il Comune fa abbastanza?
«Non sta a me giudicare. Dico solo che cerchiamo di educare i bambini al rispetto dell’altro e delle regole, costruendo per loro un ambiente che favorisca lo stare insieme».
E per gli adulti?
«Attenzioni a chi è fragile, emarginato. Che sia milanese o straniero non importa. Ricordo solo che Milano, rispetto a tutte le altre città, ha un’importante rete costituita da istituzioni, privato sociale, volontariato e anche privato che offre a chi ne ha bisogno percorsi di legalità».
Si dice che se il ragazzo fosse stato bianco non sarebbe successo.
«Non so quale sarebbe stata la reazione. Credo che la paura generi atti inconsulti, incontrollabili».
Difficili da giustificare.
«Per carità. La giustizia fai da te porta alla giungla. Così non si fa altro che minare il tessuto sociale».
Ma perché succedono cose così?
«L’ho detto, la paura. Non c’è serenità nelle relazioni tra le persone».
Forse la giungla c’è già.
«Milano è attraversata dai grandi stravolgimenti della società. Con tutti i problemi che questo comporta. È inutile far finta di non vedere quanto sia aumentato il numero di chi arriva da tutto il mondo».
Ma allora è giusto lanciare un allarme.
«L’importante è non strumentalizzare, non utilizzare anche una tragedia a fini demagogici.
Un messaggio.
«Dobbiamo stare tutti meglio insieme. Ognuno di noi dev’essere una risorsa e non un problema».
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