Un candidato sindaco dei 5 Stelle adesso c'è. Anzi, una candidata, è stata designata dalla mitica «base» ma non si sa se otterrà l'investitura ufficiale, né che rapporto avrà col centrosinistra, a sua volta piuttosto incerto nel rapporto coi grillini.
La candidata è Elena Sironi, avvocato e consigliere del Municipio 4. Martedì ha presentato ai vertici del Movimento la richiesta di certificazione. Rivendica di essere «espressione della volontà degli attivisti milanesi», quindi è in campo come alternativa a Giuseppe Sala. Al momento le certezze in materia si fermano qui. Sala infatti, da tempo si «annusa» politicamente con Beppe Grillo e i suoi: retroscena e ipotesi varie hanno previsto tutto il contrario, soprattutto dopo un incontro del sindaco col «guru» dei 5 Stelle. Per qualcuno era il possibile preludio da un possibile ritorno di Sala alla vita privata da manager, per altri prefigurava alleanze elettorali, al ballottaggio più che al primo turno, e ora il Movimento romano sembra accreditare queste ipotesi su un'intesa in arrivo con Sala, avvalorata anche dalla recente nomina in Amat di Silvana Carcano, che dei 5 Stelle era stata candidato governatore nel 2013.
Il Movimento a Milano è sempre stato debole. Ora è ulteriormente fiaccato dalle fuoriuscite (il consigliere Simone Sollazzo alla fine si è candidato coi Verdi, quindi con Sala, mentre Patrizia Bedori ha dato l'addio e sarà capolista di «Milano in Comune»). L'aria è da «rompete le righe». Il gruppo dirigente - se c'è - è diviso fra i vari eletti, e sul piano nazionale tutto è in mano al nuovo «capo politico» Giuseppe Conto, che pare poco interessato alle decisioni della «base», e segue probabilmente un suo disegno tutto incentrato su un accordo organico col centrosinistra.
Sironi rivendica di essere stata indicata «all'unanimità» dall'assemblea degli iscritti. «A Milano - ha spiegato a Dire - si è costituito un gruppo largo. Abbiamo lavorato in questi mesi per la predisposizione della lista e sono stata indicata come candidato sindaco dalla base degli attivisti». «Eravamo in una fase di interregno - ha detto ancora - Ora che le bocce si sono fermate abbiamo inoltrato la nostra richiesta di certificazione e attendiamo gli sviluppi - aggiunge - dovevamo aspettare l'approvazione del nuovo statuto e del capo politico, di modo da avere un interlocutore certo». Con Conte però - ammette - «io personalmente non ho avuto nessun contatto». E l'indifferenza di Conte e degli altri big svela la realtà di un movimento che resta solo retoricamente legato ai proclami sulla democrazia diretta. «Uno vale uno», ormai, non è neanche più uno slogan.
«Non mi sembra che ci sia nulla di peculiare - minimizza Sironi - probabilmente tutto questo avrà degli sviluppi prossimamente.
Se qualcuno avrà intenzioni diverse avremo modo di ragionare in estrema tranquillità». A meno di due mesi dal voto, dunque, non si sa chi rappresenti il primo partito italiano (in base ai risultati del 2018) nel secondo Comune d'Italia, né si sa cosa farà.
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