Abolire il ticket sanitario? Ecco perché è una bufala

Abolire il ticket sanitario? Ecco perché è una bufala

C'è un punto, nei programmi elettorali, che riguarda un lombardo su due: i ticket sanitari sulle visite specialistiche e sui farmaci. E c'è il rischio che le promesse elettorali facciano tracollare un sistema che funziona già ora. Facile dire «abbassiamoli». Ancor più facile dire «eliminiamoli». Intenzioni che hanno un buon appeal pre voto ma che poi, vien da chiedersi, sono realmente applicabili?
A porsi la domanda sono i medici della Cisl che, a sorpresa, mentre i lombardi sono in cerca della tessera elettorale e stanno per recarsi alle urne, lanciano un allarme. «Attenzione - mette in guardia Danilo Mazzacane, membro della segreteria regionale della Cisl medici - a non smantellare il sistema in vigore adesso e a non cancellare quanto di buono è stato fatto in Regione Lombardia». Al di là delle battaglie di bandiera, il medico sindacalista chiede di non distruggere le regole varate dalla giunta Formigoni nel luglio del 2011. Regole approvate per rimediare ai tagli del governo che, due anni fa, eliminò il contributo di 10 euro su ogni ticket. In quel momento tutte le Regioni furono costrette ad aumentare il costo dei ticket a carico dei cittadini. E la Lombardia, per non infierire troppo sulle tasche dei lombardi, scelse di rendere gli aumenti proporzionali, senza fissare una quota aggiuntiva a prescindere dalla visita o dall'esame specialistico. Innanzitutto era stato stabilito di non far pagare nessun ticket per le prestazioni sotto i 5 euro. Al di sopra di quella soglia, erano stati fissato aumenti pari al 30% del valore dell'impegnativa, fino ad un massimo di 30 euro. Gli stessi sindacati ora chiedono di mantenere queste regole, «garanzia di equità e proporzionalità». Funzionano, non avrebbe senso cambiarle. L'eliminazione del ticket? Secondo Mazzacane è dura da realizzare. «Il centrodestra riuscirebbe a farlo solo se riuscisse a mantenere in Lombardia il 75% delle tasse». E il centrosinistra? Il Pd di Bersani sembra motivato sulla cancellazione della tassa sanitaria. «Già - commenta il medico della Cisl - ma riuscirebbe a farlo solo tagliando le consulenze. E teniamo presente che tra le consulenze non si sono solo gli amici degli amici ma anche fior fior di medici liberi professionisti che prestano consulenza agli ospedali e alle Asl. Per far quadrare i conti verrebbero tagliati anche quelli?». Se dovesse vincere la coalizione di centrodestra, Roberto Maroni nominerebbe come assessore alla Sanità Mario Melazzini (Pdl). E lui, che già ora ricopre l'incarico nella giunta «di transizione», ha già in mente un piano per i ticket. Tenterebbe di ridurli, ma i tagli sarebbero concentrati soprattutto sui ticket dei farmaci, abbattendo la barriera di prevenzione sui farmaci generici.

L'obbiettivo è abbattere i pregiudizi dei lombardi sui farmaci senza griffe che invece farebbero risparmiare parecchio denari. Si lavorerebbe poi sulle categorie esenti dal pagamento, tenendo conto che già adesso il 55 per cento dei lombardi è esente.

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