Accelerazioni, frenate e stop Ecco le mosse fra gli «azzurri»

I paletti di Fermi, la posizione dei consiglieri regionali Romani: «Altro che totiani, noi liberali risolleviamo Fi»

(...) un assessore regionale, Giulio Gallera, tre consiglieri (Alan Rizzi, Mauro Piazza e Federico Romani) e il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi. Obiettivo dichiarato dei cinque: una svolta decisa ispirata a criteri di meritocrazia e democrazia interna. Appuntamento fissato il 29 giugno a Villa Torretta, fra Milano e Sesto, invitato il governatore ligure Giovanni Toti. Nessuno fra i promotori ha dichiarato un'intenzione scissionista rispetto a Forza Italia: tutti si riconoscono nella storia azzurra, ma gli accenti variano e qualcuno, particolarmente «attrezzato» e deciso - come Gallera - ha ammesso che si tratti dell'«ultima campanella» per il partito.

L'iniziativa del 29, secondo una lettura non estranea ai promotori, è stata interpretata dunque come la prima tappa di un percorso che porta dritto a Roma, dove il 6 luglio Toti celebrerà la sua convention senza simboli di partito, intitolata «In crescita», slogan che pare evocare il partito fondato dal presidente francese Emmanuel Macron, «En marche!».

Alle questioni politiche nazionali si sono aggiunte poi quelle locali, con la disputa sul commissario destinato a reggere il movimento dopo le dimissioni della coordinatrice Mariastella Gelmini e fino alla definizione del percorso statutario. La designazione di Massimiliano Salini alla fine ha messo d'accordo un po' tutti, ma alla vigilia le ambizioni erano varie, tutte legittime.

Ma al di là delle questioni lombarde, è sulle prospettive nazionali che ci si confronta ora. E visto che Toti è stato invitato il 29, qualcuno oggi intende escludere che i due appuntamenti, quello di Roma e quello di Milano, siano sovrapponibili. «Altro che totiani - dice per esempio Federico Romani - siamo noi i veri liberali riformisti che chiedono democrazia e dibattito interno per risollevare un movimento che oggi non ha una linea politica chiara. Forza Italia oggi rischia di evaporare o diluirsi in un contenitore denominato centrodestra unito». Gli auspici formulati nel documento del 29 sono condivisi, ma l'«uso» che ne viene fatto non è detto che lo sia.

Sulla questione pone paletti ben precisi un'altra consigliera regionale, la bresciana Simona Tironi, collocabile sullo stesso fronte di Gianluca Comazzi e Fabrizio Sala, quello più vicino a Salini e più lontano da Toti. Tironi, gelminiana convinta, è determinata a restare dentro Fi, e ha molto apprezzato la scelta di Salini: «È stato veramente facile - racconta - sostenere la sua candidatura. E so che si potrà fare un grande lavoro». Tironi ha ottenuto 2.00 preferenze un anno fa ed è partita dalle 350 preferenze in un paese di 14mila abitanti. «Il mio percorso l'ho fatto, nessuno mi ha regalato niente», sottolinea. Nessuno in Regione ha il timore di misurarsi col consenso. La sua prima preoccupazione è l'unità interna: «Mi spiace vedere posizioni differenti, un gruppo unito ha una forza maggiore. Io voglio essere in prima linea in una battaglia di cambiamento. Ma a Toti voglio dire che si combatte all'interno del partito», conclude.

E queste preoccupazioni - l'unità, l'orizzonte interno al partito e il riconoscimento di un patrimonio di valori e identità condivise fino in fondo - sembrano trasparire anche dalle parole pronunciate ieri da Fermi, secondo il quale in Fi «qualcuno deve provare a cambiare qualcosa» ma con iniziative

«all'interno del partito» e sapendo che la figura di Silvio Berlusconi come leader «non è in discussione». «Quello che manca - ha detto ieri il presidente - è una struttura con una nuova organizzazione che gli dia una mano».

Alberto Giannoni

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