Ultim'ora
Milano, camion travolge e uccide mamma, autista scappa
Ultim'ora
Milano, camion travolge e uccide mamma, autista scappa

Via ai saldi ma il commercio è in coma

Confimprese: "Siamo al tracollo, vanno liberalizzate le svendite. Abbigliamento e calzature i settori più colpiti"

Via ai saldi ma il commercio è in coma

Un vero tracollo. Meno 20 per cento di fatturato per colpa del passo indietro della Regione che dopo un anno di sperimentazione ha ritirato il provvedimento che permetteva le vendite promozionali nei trenta giorni che precedono i saldi. A denunciarlo Confimprese, l'associazione con 30mila punti vendita in tutta Italia. «I nostri soci - protesta il presidente Mario Resca - lamentano una situazione di grave squilibrio tra Lombardia da un lato ed Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino, le tre regioni dove le vendite promozionali sono partite già da quindici giorni e cominciano a dare i primi frutti in termini di fatturato».

Quest'anno in Lombardia, invece, con l'abrogazione della legge regionale le due settimane centrali dal 10 al 24 giugno secondo Confimprese sono state disastrose, «con una flessione secca del 20 per cento». A parità di spese di gestione e di personale che sono rimaste le stesse. «Introdurre una legge per un anno e poi eliminarla - spiega Resca - ha creato una forte turbativa in un mercato già fiaccato dalla crisi dei consumi». E dal 9 giugno, data in cui i negozi milanesi e lombardi hanno dovuto far sparire dalla vetrine e dalla pubblicità qualsiasi tipo di vendita promozionale, il calo si è fatto sentire immediatamente. I settori più colpiti sono le calzature e l'abbigliamento: il fine settimana del 29 e 30 giugno ha fatto segnare nelle calzature perdite fino al 60 per cento, mentre nell'abbigliamento, dove il giro di stock è più veloce e i margini più alti, la flessione è stata nell'ordine del meno 5,5 per cento, anche se dall'inizio dell'anno la Lombardia è stata la regione con i maggiori decrementi, pari a un meno 10 per cento. Di qui la richiesta di Confimprese perché «le Regioni giungano a un'armonizzazione sull'avvio delle vendite promozionali limitate ai mesi di giugno e dicembre».

Perché, aggiunge Resca, questo «è un incentivo, siamo in una situazione di gravissima recessione e bloccare gli stimoli ai consumi non è un'idea felice». E «se funziona il commercio, riparte anche l'industria. E questo significa posti di lavoro». Aver abolito le svendite, invece, è un'operazione che «strozza la crescita».

Non la sola. Perché lo stesso Resca attacca il sindaco Giuliano Pisapia dicendo che l'aumento della tassa di soggiorno «è un'autentica stupidaggine». Invece «di invogliare i turisti offrendo loro sconti e coupon, si penalizza la loro scelta di venire a Milano». Un assurdo, perché «il nostro Paese è molto amato dagli stranieri, nonostante noi che li trattiamo malissimo». Un errore anche la limitazione degli orari e delle aperture. «È come se domenica chiudessimo le autostrade e gli aeroporti. Milano è una città turistica e non si può togliere ai visitatori la possibilità di fare acquisti e ai commercianti quella di guadagnare». La difesa delle piccole attività? «È assurda. È solo una difesa corporativa, qualunquista e faziosa di lobby e di esercizi che non sono più in grado di restare sul mercato. Una vera liberalizzazione consentirebbe l'ingresso di gente più giovane, più preparata e disposta a lavorare di più.

Basta con chi apre alle 9 e chiude alle 12,30, per poi riaprire nel pomeriggio». E basta anche con la burocrazia e le troppe tasse «che servono solo a mantenere una macchina dello Stato costosa, inefficiente e corrotta, come dice la Corte dei conti».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica