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Una città di pianura come Milano si appresta a celebrare la montagna dando, per così dire, asilo al Trento Film Festival, terminato domenica scorsa, che rappresenta la quintessenza, come prestigio e tradizione, delle pellicole dedicate alle vette. Allo Spazio Oberdan (02-77406316, www.cinetecamilano.it), infatti, per cinque giorni (da domani al 16 maggio) è in cartellone Cineprese che puntano in alto, la kermesse che offrirà alcuni dei migliori titoli tra le 108 opere proposte nel programma del festival diretto da Maurizio Nichetti. Occhi puntati, non solo metaforicamente, in alto dunque, soprattutto su una chicca come Il gigante delle Dolomiti, poetico film muto appena restaurato dalla Cineteca Italiana a partire dall’unico negativo originale esistente al mondo. Il film, girato nel ’26 da Guido Brignone, rappresenta una testimonianza importante di una delle ultime grandi produzioni italiane del cinema muto. Interprete principale è quel Bartolomeo Pagano che, all’epoca, era considerato un grande divo e che qui ritroviamo nei panni dell’eroe Maciste alle prese con una storia di spionaggio ambientata, va da sè, tra le cime delle Dolomiti. L’anteprima milanese della pellicola sarà proiettata il 14 maggio, con tanto di accompagnamento musicale dal vivo eseguito dalla band di Carlo Casillo. Non è l’unico motivo di attesa di questo bel dopofestival, allestito grazie all’associazione Alt(r)i Spazi. Domani, ad esempio, potremo gustarci l’anteprima di Nanga Parbat, alla presenza, tra gli altri, di Maurizio Nichetti e del regista Joseph Vilsmaier. La pellicola, realizzata in collaborazione con Reinhold Messner, racconta la tragica ascesa alla vetta del Nanga Parbat realizzata, nel giugno del 1970, dai fratelli Messner. Nella discesa, il giovane Günther sparì, probabilmente travolto da una valanga. Su Reinhold, che lo cercò senza successo, pesarono per anni le accuse infamanti di chi ingiustamente lo colpevolizzò di «averlo sacrificato pur di raggiungere la vetta». Interessante, sotto il profilo culturale, è anche Sherpas (il 13/5), film che illustra, dal punto di vista di quei famosi portatori, cosa significhi lavorare al servizio degli occidentali. Di qualità è anche Mount St. Elias di Gerald Salmina, non a caso premiato con la Genziana d’Argento al miglior contributo tecnico-artistico. Il documentario illustra una delle sfide più audaci compiute dall’uomo: la discesa con gli sci dei 5489 metri del Mount St. Elias, sul confine tra Alaska (Usa) e Yukon (Canada), la più lunga mai realizzata. Autori di questa impresa sono i due scialpinisti austriaci Axel Naglich e Peter Ressmann e il freerider americano Jon Johnston. Alla faccia di chi esalta il 3D, qui vi troverete al centro dell’azione (e senza occhialini) percorsi dal brivido di una eroica follia che rappresenta una delle tante sfide lanciate, nei secoli, dall’uomo alla montagna.

Adrenalina a mille anche con l’Antologia di corti e mediometraggi sull’alpinismo estremo che impreziosiranno la giornata di sabato (tra questi, segnaliamo Alone on the Wall premiato con la Genziana d’Oro). Come spiega Nichetti: «Sapere che il festival continua a vivere anche oltre le giornate trentine è un valore assoluto e la prestigiosa sede dello Spazio Oberdan è garanzia di un pubblico attento e preparato».

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