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Oltre ad essere un grande talento, insomma uno che è istintivamente direttore d'orchestra, Omer Meir Wellber è preparatissimo: a Tel Aviv ha macinato la bellezza di 40 opere. Trent'anni, israeliano, martedì Wellber festeggia il suo debutto alla Scala con Tosca, di Giacomo Puccini, in scena fino al 25 marzo in una nuova produzione: regia di Luc Bondy, scene di Richard Pedruzzi, costumi di Milena Canonero. Il ruolo del titolo è affidato a Oksana Dyka, Zeljko Lucic sarà Scarpia. E già pregustiamo il Cavaradossi di lusso di Jonas Kaufmann: fra i più bei tenori di ultima generazione.
Il debutto di Wellber alla Scala è tardivo rispetto a quello dei cosiddetti baby direttori che l'hanno preceduto, il caso di Gustavo Dudamel, Robin Ticciati, Diego Matheuz e dell'ormai «fu baby» Daniele Harding, ora trentaseienne e a suo tempo apripista del fenomeno. In compenso, Wellber aggiunge un secondo debutto, quello del 14 marzo con l'Orchestra Filarmonica della Scala, per l'occasione dirigerà il boss, cioè il suo maestro e garante Daniel Barenboim. Che per la serata dell'investitura ufficiale, farà il pianista.
Domanda di rito per chi debutta alla Scala. Preoccupato?
«Un poco. Però frequento questo teatro da tre anni ormai, come assistente di Barenboim. Sono stato qui due mesi per Carmen, due per Aida ho calcolato che ormai sono più a Milano che a Berlino (ndr dove lavora alla Staatsoper, anche qui con Barenboim). Comunque avevo diretto i complessi scaligeri in Aida, a Tel Aviv».
Questa sarà la sua prima Tosca?
«No, l'ho debuttata mesi fa a Berlino, proprio per testarmi prima dell'appuntamento milanese».
Cosa più l'affascina di quest'opera?
«La compattezza fra dramma e musica. E' una delle opere più vicine al cinema. Puccini era completamente dentro il testo, e la musica è teatrale».
Quando la riavremo a Milano?
«Nel 2012 per Aida, che rifaccio nel 2013, per l'anno verdiano. Werther nel 2014»
Dal prossimo autunno sarà direttore stabile dell'Opera di Valencia. E così abbandona impegni con Israele?
«Li limiterò, e soprattutto dovrò ridurre la collaborazione con l'Opera di Tel Aviv».
Con cosa inaugura Valencia?
«Con Boris Gounod di Musorskij, prossimo novembre».
Ha debuttato in Italia tre anni fa, con Aida, folgorando letteralmente tutti i critici...
«E dire che avevo studiato l'opera in una settimana. Mi chiesero se potevo sostituire un direttore. La sera stessa andai a comprarmi la partitura».
Lei è pure compositore.
«Per anni sono stato fissato con la composizione, credevo che questa sarebbe stata la mia strada. Poi, nel corso di studi erano previste lezioni di direzione, così scoprii che forse faceva per me».
Come arrivò a Barenboim?
«Fu il mio maestro a presentarmi».


Fra i giovani direttori che più frequentano la Scala, ci sono Dudamel e Harding, pupilli di Claudio Abbado. C'è competizione fra voi?
«No, i rapporti sono buoni, soprattutto con Harding. Quando possiamo usciamo a cena, possibilmente nella zona Navigli».

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