Oltre otto imprese su cento in Lombardia sono «altamente vulnerabili» rispetto al rischio di infiltrazioni mafiosa. In particolare i reati fiscali e quelli di falsa fatturazione rappresentano circa la metà dei reati complessivi, il 44,8 per cento per la provincia di Milano e il 51,3 per cento per le altre province. È il dato che emerge dalla relazione 2017 del Comitato Antimafia del Comune. Il report «Luce sul grigio» è il primo documento del comitato istituito dal sindaco Beppe Sala nel 2016, «in continuità con quello creato dal precedente sindaco Pisapia», come ha voluto specificare, e presieduto da Carmen Manfredda, ex procuratore generale. Per individuare i «fattori di vulnerabilità» di Milano alla infiltrazioni malavitose il Comitato ha esaminato la «propensione» a reati di tipo economico da parte di amministratori, dirigenti e soci d'impresa fra il 2006 e il 2013, usando i dati delle Comunicazioni di notizie di reato. Su 16.382 società di capitali, sono state individuate 8.088 segnalazioni di reato, di cui il 30 per cento per reati «tipici» della criminalità organizzata. La «vulnerabilità alta», per la presenza di amministratori segnalati per reati tipici, riguarda l'8,6 per cento delle imprese, mentre sono «bianche», cioè senza segnalazioni di reato, il 62,5 per cento delle imprese lombarde. Contrariamente a quanto si possa pensare Milano non risulta più appetibile per la criminalità rispetto al resto della Lombardia: la percentuale di reati associati a chi governa le imprese è del 56,1 in Lombardia e del 46,6 nell'area metropolitana.
Altro elemento rilevante che emerge dalla relazione è che le imprese pubbliche risultano più vulnerabili di quelle private. Dal report emerge anche che le persone segnalate tendono a restare al governo delle imprese, mentre una correlazione viene individuata fra vulnerabilità e performance aziendali: il malaffare non fa bene alle imprese, spiegano i membri del comitato, perchè le imprese più a rischio tendono a essere anche più deboli contro il fenomeno.
Per la presidente del Comitato «la migliore azione di contrasto alla criminalità organizzata sta nel rafforzamento delle strutture dello Stato e nella trasparenza dell'azione amministrativa», ma occorre anche «allargare alla dimensione internazionale la lotta alla mafia e creare un European antimafia network. La dimensione nazionale non ci basta più - spiega Manfredda - il contrasto alle organizzazioni mafiose deve allargarsi a un settore più ampio, grazie anche alla preziosa collaborazione dell'Eurojust, l'agenzia Ue che coordina la lotta contro la criminalità transfrontaliera».
Infine il capitolo appalti: «La legislazione attuale non è più in grado di contrastare i fenomeni di corruzione e delle infiltrazioni della criminalità, anzi è un colabrodo attraverso cui avvengono. Serve una revisione della legislazione - l'appello di Luca Beltrami Gadola, membro del comitato -. Lo stesso nuovo codice degli appalti rende ingestibile procedere, rende così faticoso il meccanismo dell'appalto da renderlo lentissimo o a volte praticamente impossibile». D'accordo il sindaco Beppe Sala: «Anche io oggi vedo funzionari che hanno timore, ogni firma comporta una riflessione lunga mentre i cittadini vogliono vedere compiute le opere.
Quando non riusciamo a portarle a termine o quando scivoliamo rispetto alla permeabilità alla infiltrazioni, è difficile capire dove si è sbagliato. Dobbiamo continuare con questo lavoro su due fronti: un adeguamento normativo e creare un ambiente favorevole alla lotta alla mafia».
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