Anche la Coop dice di no al Pisapia «partigiano» Negozi aperti il 25 aprile

Anche la Coop dice di no al Pisapia «partigiano» Negozi aperti il 25 aprile

Il Comune ci ha provato. Ha messo tutti attorno al tavolo per convincerli a firmare un documento in cui impegnava negozi grandi e piccoli a restare chiusi almeno 8 giorni all’anno. A partire da mercoledì prossimo il 25 aprile, poi il 1 maggio, Natale, Pasqua, 1 gennaio, S.Stefano, Ferragosto e 2 giugno a parte quest’anno perché c’è la visita del Papa. Le feste comandate insomma. Ma il protocollo su questo punto non ha trovato l’intesa e al tavolo dove erano seduti a fianco al Comune, commercianti e artigiani, sindacati e consumatori, Coop Lombardia e Federdistribuzione è scoppiato il caos.
La Federdistribuzione ha detto, ripetuto e confermato che non avrebbe firmato. La Coop ha spiegato che se non ci stava la Federdistribuzione non avrebbero firmato neppure loro. A quel punto i sindacati si sono scagliati anche contro la Coop confermando lo sciopero per il 25 aprile.
Risultato pratico: mercoledì i negozi saranno aperti. Poi ci sono le polemiche. Dopo ore di trattativa infatti quella che sarebbe dovuta essere «l’armonizzazione degli orari» ha trasformato un annunciato protocollo di intesa in un protocollo «di intenti» che dà una linea ma non vincola e che non è stato firmato né da Federdistribuzione né dalla Coop. Così mentre il Comune annuncia che «lunedì si concluderà la firma del protocollo di intenti», la Federdistribuzione non tentenna e insiste che l’unica cosa su cui sono disposti a cedere è la firma del «punto 3» del documento. Ovvero quello che prevede di garantire almeno il 30 per cento delle aperture per il mese di agosto. Sul resto niente da fare: «C’è una legge dello Stato che permette di tenere aperto per garantire un miglior servizio al cittadino e quindi per noi è importante lasciare agli imprenditori la scelta». Possibilità di ripensamenti da qui a lunedì? Nessuna. Così c’è da ipotizzare che anche la Coop segua a ruota. Pur apprezzando infatti le motivazioni del Comune, aveva già messo le mani avanti durante la riunione. «Abbiamo posto un problema serio - ha spiegato Roberto Colombo a nome della Coop Lombardia - se la nostra concorrenza non firma ci mette in difficoltà». E aveva aggiunto che comunque a questo punto, era un po’ tardi per fare una retromarcia sul 25 aprile e tenere le saracinesche abbassate: «Per noi adesso è impossibile fermare la macchina. Difficile bloccare le aperture nelle gallerie commerciali. Sul 25 aprile per quest’anno non riusciamo». La dichiarazione aveva fatto andare su tutte le furie i sindacati, uniti nella protesta: «Stiamo parlando di festività che rappresentano la coscienza civile del paese» ha sottolineato Graziella Carneri della Filcams, a nome di Cgil, Cisl e Uil annunciando che avrebbero mantenuto «lo sciopero in tutto il settore, comprese le Coop se tengono aperto». Ha fatto notare che prima della liberalizzazione i supermercati in caso di ordinanza riuscivano a organizzare un’apertura in 24 ore, «quindi possono tornare indietro e riorganizzarsi anche in questo caso». Una serie di rotture a catena in cui l’Unione del Commercio - che invece ha sottoscritto l’accordo - ha puntato il dito contro l’«anarchia del provvedimento Monti. Di fatto è stata una deregolamentazione - ha detto Gianroberto Costa - In questo modo abbiamo perso qualsiasi regola, invece bisogna dimostrare alla gente che non si possono vivere in modo anarchico gli orari della città». «Non vogliamo essere polemici - aveva ribattuto la Federdistribuzione - ma ciascuno deve poter decidere per conto proprio».

Pare anche tramontata sul nascere la possibilità di un’ordinanza con cui il Comune potrebbe imporre d’imperio le saracinesche abbassate per mercoledì prossimo. Il sindaco l’aveva ipotizzata ma ieri, a tavolo concluso, l’ipotesi sembrava ben più che accantonata, viste la posizione del Tar nnella precedente occasione.

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