Il direttore Gustavo Dudamel, da oggi (fino al 17) alla Scala per Rigoletto di Giuseppe Verdi, ha vissuto un po' all'ombra dei grandi padri in queste due ultime settimane scaligere. Prima ha diretto Daniel Barenboim nel concerto per pianoforte che ha aperto i festeggiamenti per i suoi 70 anni. Lui sul podio che sbracciava, mentre Barenboim, che da 65 anni vive da protagonista il palcoscenico, dal pianoforte lanciava sguardi e accennava gesti alla sua orchestra, la Filarmonica: di fatto la condirigeva con il giovane Dudamel. Che, da bravo ragazzo, ha poi seguito prove e concerti dell'uomo cui deve molto, Claudio Abbado: «le più belle mani della direzione, un mago», così ne parla Dudamel.
Finalmente Dudamel, direttore amatissimo dagli orchestrali scaligeri, con Rigoletto si riprende la scena. E sfida pure i dubbi che hanno accompagnato alcune sue direzioni di titoli d'opera. Alla Scala esordì nell'opera con Don Giovanni di Mozart, nel 2006, per ritornare con La Bohème e Carmen, dunque questo è il suo primo Verdi milanese. Apprezzato dai più nel repertorio sinfonico, la stella Dudamel non sempre convince la critica quando affronta un genere complesso come l'opera. Ma gli anni passano, Dudamel è giovane ma non è giovanissimo, 31 anni, il talento c'è, l'esperienza s'è pur accresciuta: non resta che valutare sul campo, senza pregiudizi. Solo brevissima sintesi della Dudamel-story. Nato a Barquisimeto, è il più bel frutto del sistema d'istruzione musicale venezuelano (creato da José Antonio Abreu, ex ministro della cultura) che strappa ragazzi dalle strade consegnandoli alla musica. In realtà lui proviene da una famiglia della media borghesia, di forti tradizioni musicali. E' una scoperta di Abbado, anche se parte della ribalta la conquistò con la medaglia d'oro a un concorso, qui in Europa. Nel 2004 esplodeva così il fenomeno-Dudamel, con la critica spaccata in due fra chi ne parlava in termini di genio e chi bollava la bruciante ascesa come un bluff. Nel frattempo ha assunto la direzione dell'Orquestra Sinfónica Simón Bolívar del Venezuela e della Los Angeles Philharmonic. Per questo torna l'allestimento del 1994 di Gilbert Deflo, con scene e costumi di Frigerio&Squarciapino. Non si vedrà, dunque, quella che doveva essere una nuova produzione di Luc Bondy frutto della sinergia dei teatri di Vienna, Milano e New York. Il Rigoletto di Bondy, al suo debutto viennese non ha convinto né il Met e neppure la Scala. Quindi si è rispolverato l'allestimento di Deflo. Il cast ha la sua punta in Vittorio Grigolo, nei panni del Duca di Mantova.
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