Basaglia, 40 anni dopo: ma l'informazione è ancora insufficiente

In Lombardia 150mila pazienti psichiatrici: "Il 71 per cento non sa dei servizi sanitari"

Basaglia, 40 anni dopo: ma l'informazione è ancora insufficiente

Centocinquantamila: il numero dei pazienti psichiatrici annualmente presi in cura dai servizi sanitari lombardi. Di questi circa 20mila sono i pazienti presi in carico dai Centri Psico Sociali della regione (se ne contano 11 nella sola Milano), 4200 sono ricoverati nelle comunità terapeutiche, i restanti sono seguiti dai reparti di psichiatria degli ospedali lombardi. In tutto lo stivale si parla di una media di 800mila persone all'anno assistite nei Dipartimenti di Salute Mentale, con 370mila nuove visite ogni anno. Sono passati 40 anni dal 13 maggio 1978, data simbolo di una legge che ha cambiato radicalmente l'approccio alla malattia mentale, la Legge Basaglia. che ha portato alla chiusura dei manicomi. Una rivoluzione che ha messo al centro «il malato» non più considerato come pericolosa e da rinchiudere, ma come bisognoso di cure e attenzioni e da includere nella società.

Il 20 per cento circa della popolazione afferente ai Dipartimenti di Salute Mentale italiani - secondo quanto riferisce Bernardo Carpiniello, presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP), è affetta da schizofrenia o disturbi mentali dello spettro psicotico, il 31 per cento da disturbi dell'umore, il 13,5 per cento da patologie comunemente indicate come disturbi nevrotici (quali disturbo ossessivo compulsivo, da stress post-traumatico, di panico o da ansia generalizzata, fobici). Una quota significativa è costituita da altre patologie in crescente ascesa come i disturbi di personalità (circa il 7 per cento), da altri disturbi psichici e da uso di sostanze (circa il 18 per cento) che spaziano da quelle «tradizionali» quali alcol, eroina, cocaina, cannabis, a quelle «nuove» quali cannabinoli e psicostimolanti sintetici, e dalle cosiddette dipendenze comportamentali (circa il 4,5 per cento). Una novità di questi ultimi anni riguarda le problematiche psichiche legate alla popolazione immigrata, in crescente ascesa che, in alcune regioni, soprattutto al Centro Nord riguarda il 10 per cento dell'utenza totale.

Proprio il sostegno da parte della società è, secondo Leo Nahon, assistente di Basaglia, già Direttore di Psichiatria 3 presso Niguarda, ciò che consentirebbe un ulteriore passo in avanti rispetto alla rivoluzione portata dalla 180. «Aspetto fondamentale della cura - ha sottolineato Nahon - l'importanza della riabilitazione sociale di queste persone. Ad oggi, molto è ancora delegato al volontariato e alle tante associazioni che si prendono carico di queste persone». È proprio questa la direzione in cui si muove Progetto Itaca (numero verde 800274274 o 02/29007166), promuovendo programmi di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione rivolti a persone affette da disturbi della salute mentale e sostegno alle loro famiglie. Per comprendere come migliorare l'efficacia dei propri programmi di assistenza, Progetto Itaca ha realizzato un'indagine, elaborata da Stefano Draghi, docente di Information Technology presso IULM da cui emerge che i 3/4 dei pazienti si rivolge alle strutture pubbliche, anche se il 71 per cento dei pazienti dichiara di non conoscere cosa siano i Cps e quali servizi possano erogare, mentre il 49 per cento lamenta la mancanza di una figura di riferimento nei centri. Quasi la metà delle persone in cura e dei loro famigliari dichiara di non sapere cosa fare in caso di emergenza, il 35% dei familiari dei pazienti ritengono di non avere sufficienti informazioni circa la diagnosi.

«Siamo

convinti che solo con un rigoroso lavoro di informazione e prevenzione - spiega Luca Franzi, presidente di Progetto Itaca Milano - sia possibile combattere lo stigma che ancora colpisce chi soffre di malattie della mente».

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