Bocciato l'albero in Duomo: «Pare morto»

Se quello del Natale è l'albero della Redenzione che si oppone alla pianta del peccato, la salvezza sarà magra. E se «M» è «M» come Milano, Madonnina e Mondo, è vero che è anche come Maya, i quali, prevedendo la fine di un modo di vedere il mondo, forse hanno visto Milano e il suo Natale. «L'albero davanti al Duomo è proprio brutto» esclama Amed del centro Tim in piazza della Cattedrale. «Sono musulmano, eppure mi piace questo simbolo. Quest'anno è il peggiore di tutti». I dubbi eventuali sono stati ponderati per bene, se di fronte alla domanda: «Cosa pensate dell'albero?» tutti gli intervistati scoppiano in una risata significativa. «Con le luci diventa carino poverello ma di giorno fa pena. Pare morto» decreta Flavia Orgazi, 21 anni, dentro l'ufficio di Change.
I simboli raccolgono in se stessi per definizione l'intera immagine della vita, la piantina con fiocchi rossi cascanti, come orecchie di conigli malconci, potrebbe riassumere l'«M» come Morale della città. In una lettera su «Linkiesta» Michele Fusco scrive a proposito dell'immagine delle feste meneghine: «Viene da chiedersi se al Comune di Milano ci sia almeno un assessore al Morale dei cittadini. Cara Giunta milanese...va bene la sobrietà, ma la sobrietà al ribasso, beh, quella è veramente depressiva... Forse che per evitare troppe facce allegre, o addirittura per farci credere che anche quelli con i soldi stanno male, avete deciso che l'immagine di una Città Morta fosse più acconcia per rappresentare il tono del Paese?».
I giovani «giudici» della piantina in Duomo fanno da eco. Un gruppo di Verona esclama: «E' più magico quello fatto da Bauli da noi. Ma qui non ci sono imprenditori magnanimi?». Dentro al Camparino Massimiliano Airoldi, che sta terminando l'aperitivo, completa il tocco: «Abbiamo un sindaco braccino! Tirchio insomma» e ritira un braccio verso il petto con una mossa che fa ridere tutti, anche Pietro Marrazzo. «Sono un omonimo - sorride -. Quando scoppiò il caso Marrazzo mi trovavo ad una cena aziendale dove c'era un signore che si chiamava Enrico Ruggeri e un altro che si chiamava Brenda: casi della vita. Ma torniamo all'oggetto in discussione. Non appena l'ho visto ho detto: se l'albero di Natale è questo, figuriamoci che razza di doni ci farà trovare il Sindaco sotto di esso!».
I ragazzi dentro alla gioielleria Grimoldi sono diplomatici nelle parole, espressivi negli sguardi. Giorgio interpreta tutti: «Non rilasciamo commenti, perché l'azienda che sponsorizza l'albero è una marca d'orologi. Posso riportare l'esplosione di un cliente: «At se ved che gh'è propri la crisi». Basta!». Vox populi non mente, ma evidentemente la vox populi non conta nulla e può meno della crisi. «Ma dai, la crisi è solo un pretesto» ammettono dentro alla Sartoria Rossi. Alessandro Calderaro e Maria Cristina Battisti non lasciano alcuna possibilità d'altre domande. «Ci siamo rimasti male.

Siccome l'anno scorso per addobbarlo ci hanno impiegato una settimana, immaginavamo che non fosse completo. Invece così il bonsai è proprio finito!». Scrive ancora Michele Fusco: «Lo so, non ci sono soldi. Ma neppure le idee?»

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