Il brusco risveglio del sindaco: «Non sottovalutare la malavita»

Sala: dobbiamo continuare a contrastare il malaffare Il governatore Maroni: «Ora accendiamo tutti i fari»

Maria Sorbi

Non sono serviti i pool antimafia, non sono servite le commissioni d'inchiesta. Né i controlli alla Raffaele Cantone. Le infiltrazioni della malavita in Expo ci sono state e gli strumenti scelti dalla politica per garantire la trasparenza degli appalti hanno fatto acqua. La conferma sono gli undici arresti di ieri e i legami con Cosa Nostra per pilotare i bandi più succulenti. Ora la palla è in mano alla Procura. E per la politica è il giorno dei commenti amari e dei «l'avevo detto io».

Giuseppe Sala parla da sindaco, come se mai fosse stato amministratore unico di Expo. «Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per proteggere Milano dalle infiltrazioni malavitose e dai rischi di corruzione. Risultati importanti sono stati ottenuti, ma la forza delle organizzazioni criminali non può essere sottovalutata nemmeno per un momento. È quindi un bene proseguire su questa strada e dimostrare la capacità del sistema Italia di contrastare il malaffare».

Stefano Parisi, consigliere del centrodestra, ha sempre sostenuto che le commissioni non servono a nulla. Piuttosto, puntualizza ora, «si sarebbe dovuta realizzare una collaborazione tra Procura, Fiera di Milano, Expo e Regione prima di prendere contatti con società non selezionate attraverso una gara per chiedere il parere della procura».

L'ex candidato sindaco ricorda che quando Nando dalla Chiesa, presidente del comitato antimafia istituito dalla giunta Pisapia, aveva dato l'allarme, «nessuno l'aveva ascoltato». Continuare «ad affrontare il tema in modo cosi superficiale vuol dire prendere in giro i cittadini. Cosa mai potrebbe fare Gherardo Colombo su queste cose?» si chiede Parisi, scettico sul comitato di legalità e trasparenza che il sindaco Giuseppe Sala vuole istituire. «Io voglio parlare col procuratore Francesco Greco, non con un pensionato. Serve lavorare nella collaborazione tra gli apparati dello Stato. Quando l'ho detto in campagna elettorale, mi hanno tappato la bocca dicendo che ero a favore della mafia».

Il presidente della Regione Lombardia era fiducioso e credeva che «con l'intervento di Raffaele Cantone non succedessero queste cose. Invece evidentemente, sono successe. Adesso bisogna accendere tutti i riflettori e tutti i fari». Dal canto suo il governatore vuole capire esattamente qual è stato il ruolo di Fiera in questa vicenda e lo stesso ente, pur non essendo stato colpito da nessuna responsabilità penale, ha avvito un'indagine interna per fare chiarezza su omissioni e responsabilità.

Dal consigliere regionale di Fdi Riccardo De Corato arriva un plauso alla magistratura: «Ringraziamo la magistratura che ha portato a termine l'indagine sugli appalti Expo: si dimostra l'unica realtà, insieme alle forze dell'ordine, in grado di essere veramente utile nello stanare questi fenomeni e bloccare queste infiltrazioni mafiose al contrario di altre realtà che vendono fumo». Sottolinea il lato positivo della storia Umberto Ambrosoli (Patto civico): «Ben vengano le indagini. E ben vengano anche gli arresti se ci aiutano a capire là dove è possibile migliorare la prevenzione». Anche il mondo degli imprenditori dice la sua.

Il vice presidente di Assolombarda Antonio Calabrò sostiene l'importanza di «tenere alta la guardia contro corruzione, appalti illeciti e infiltrazioni della criminalità organizzata. E di insistere sulla crescita di una coscienza civile vigile».

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