Alberto GiannoniBilanci devastati, proprio come le strade (ex provinciali), incertezza organizzativa, deficit democratico. È un fallimento su tutta la linea la riforma delle Province in città metropolitane. Una pietra tombale sulla faccenda l'ha già messa Checco Zalone. Ed è proprio il film-fenomeno del momento che Mariastella Gelmini ha citato per descrivere l'esito della legge Delrio, nel corso di una conferenza stampa convocata, con i rappresentanti di Forza Italia, a Palazzo Isimbardi. La ex sede della Provincia di Milano oggi ospita quella che era stata pomposamente definita la «Grande Milano» ma il capogruppo azzurro la descrive come «un deserto». Non si può neanche dire che - da Provincia a Città metropolitana - non sia cambiato niente se non il nome. In realtà, diverse cose sono cambiate per via della riforma approvata dal centrosinistra. Cambiate, ovviamente in peggio. I bilanci dell'ente, intanto, sono in crisi per colpa del governo, che non ha «tagliato»: no, peggio - ha spiegato il consigliere metropolitano azzurro Alberto Villa - lo Stato ha utilizzato le entrate proprie dell'ente, quelle derivanti dalla riscossione dei tributi propri: qualcosa come 250 milioni che hanno preso il largo, da Milano a Roma, per essere rimpiazzati, forse, da una cinquantina di milioni, la fetta spettante a Milano dei 450 milioni di «bonus» che il premier Matteo Renzi destinerà all'intero sistema delle città metropolitane. Insomma, anche quest'anno si crea un rosso gigantesco. E come lo si ripianerà? «Con un salasso fiscale - prevede Gelmini - non solo Pisapia lascia oltre 700 milioni di nuove tasse - ha detto la vice capogruppo azzurra alla Camera - ma per finanziare la città metropolitana ne pensa di nuove, tasse sul turismo con una addizionale sui biglietti aerei o nuove addizionali Irpef». E pensare, dicono gli azzurri, che con i propri soldi, Milano avrebbe potuto sistemare tutti gli edifici scolastici superiori bisognosi di interventi.Oltre ai numeri, emerge, per l'opposizione di centrodestra un problema di efficienza funzionale. Nella manutenzione delle scuole, delle strade e in alcuni servizi fondamentali. E, quando si è trattato di affrontare l'emergenza inquinamento, a dicembre, niente: «Ha forse fatto una riunione dei sindaci? - ha chiesto il capogruppo metropolitano azzurro Armando Vagliati - Ha mai coinvolto l'area vasta? E allora la città metropolitana a cosa serve?». «Le bugie hanno le gambe corte - ha detto Giulio Gallera, assessore regionale - con la Delrio hanno detto che si chiudevano province, ma è passato un anno e mezzo e le province tutte lì e la Città metropolitana non è in condizione di poter svolgere suo ruolo.
Si è creato un problema gravissimo di controllo del territorio - soprattutto per i reati ambientali, è aperto il tema delle zone omogenee, Vigevano ha chiesto di entrare nella città metropolitana e dopo 6 mesi ancora non ha ricevuto un parere».Poi la democrazia: a giugno i soli residenti a Milano eleggeranno un sindaco (metropolitano) che avrà poteri sull'intero territorio ex provinciale, quindi su altrettanti cittadini privati del diritto di voto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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