Cartelli choc contro Salvini. La sinistra condanna (a metà)

A scoppio ritardato e con molti distinguo è arrivata ieri la condanna dell'assessore Pd Majorino, del consigliere di Milano Progressista Limonta e anche di Laura Boldrini per i cartelli choc alzati martedì in piazza San Babila contro il ministro Salvini

Cartelli choc contro Salvini. La sinistra condanna (a metà)

A scoppio ritardato e con molti distinguo è arrivata ieri la condanna dell'assessore Pd Majorino, del consigliere di Milano Progressista Limonta e anche di Laura Boldrini per i cartelli choc alzati martedì in piazza San Babila contro il ministro Salvini che nelle stesse ore incontrava il premier ungherese Orban in prefettura a Milano. Per l'assessore dem Majorino i manifesti che auguravano a Salvini la stessa fine del Duce in piazzale Loreto «fanno schifo e anzi sono un regalo al leader della Lega». Limonta prendendo le distanze accusa Salvini di essere «il gran capo dei razzisti». Si dissocia anche la Boldrini.

La polemica ha circolato sui social per tutta la giornata di mercoledì. All'indomani dell'incontro tra il ministro dell'Interno Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orban in prefettura - e della manifestazione antirazzista promossa nelle stesse ore in San Babila da sinistra, sindacati e associazioni-, il governatore Attilio Fontana, mezza Lega e infine lo stesso Salvini hanno chiesto ai politici presenti in piazza e ai leader di Pd e Leu di condannare il manifesto choc che augurava al vicepremier la stessa fine del Duce: «Salvini sei sulla linea rossa, tra 4 fermate c'è Loreto!». «Chiedo pubblicamente a Boldrini, Boschi, Renzi e compagni vari di condannare questo gesto vigliacco, che mi dipinge come nazista augurandomi la morte» ha scritto sui social il leader della Lega. L'unico a dissociarsi chiaramente dalle prime ore è stato il deputato dem Emanuele Fiano: «Ho visto cartelli che non condivido per nulla e da cui prendo le distanze, mi voglio distinguere da chi pensa che l'opposizione alle cose gravi che vediamo debba essere violenta». Sono arrivate solo ieri, a scoppio ritardato e con troppi distinguo, le condanne dell'assessore Pd al Welfare Pierfrancesco Majorino (tra i registi del sit in anti Salvini) e del consigliere di Milano Progressista Paolo Limonta. «A me - ha scritto ieri su Facebook Majorino - il cartello su Salvini a piazzale Loreto fa schifo. E anzi lo considero un regalo a Salvini. Non me ne ero accorto l'altro giorno (anche perchè altrimenti dal palco lo avrei detto). Ogni volta che si supererà il limite (della violenza: anche solo verbale o teorizzata) gli si darà il pretesto di fare la vittima (e, certamente, ancora prima, si esprimerà una cosa inaccettabile). L'opposizione a un tizio come lui, a un apparato comunicativo come il suo, a un vento potente come quello che lo sostiene, dovrà essere solo nonviolenta e civile. E le parole sono importanti. Perché la diversità è totale dai razzisti, dagli odiatori, dai fabbricanti di violente fake-news. E va totalmente praticata». Scuse che infastidiscono qualche seguace dell'assessore, tra i commenti che ancora chi pensa che il cartello sia una fake news (e qualcuno chiarisce subito di averlo visto personalmente, per smontare eventuali complottismi) e chi sostiene che la presa di distanza di Majorino rischia di ingigantire il caso. Il capogruppo milanese e deputato della Lega Matteo Salvini coglie una frase clou e provoca l'assessore: «Ti fa schifo il cartello perchè permetterebbe a Matteo di fare la vittima? Ma ce la fai?». Secco il commento dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini: «Ogni giorno mi batto contro razzismo, metodi violenti e discriminatori, linguaggio offensivo e volgare, contro ogni forma di odio, gli insulti e il bullismo. E, sì, oggi condanno le minacce di morte a Salvini».

La prende larga Limonta: «Io continuo a pensare - premette su Facebook - che la nostra diversità rispetto al (non mio) ministro degli interni e gran capo dei razzisti nostrani debba passare anche e soprattutto dai gesti, dai comportamenti, dal linguaggio. Ai gesti, ai comportamenti e al linguaggio di odio e rancore che utilizzano quotidianamente lui e i suoi adepti, noi dobbiamo contrapporre gesti, comportamenti e linguaggi completamente e categoricamente opposti.

Il cartello che gli ricordava la vicinanza con piazzale Loreto è sbagliato perché sta nel solco dei suoi gesti, del suo linguaggio. É stupido perché noi non auguriamo a nessuno di morire. Sia che attraversi il deserto o il mare, sia che faccia il ministro. Se ci mettiamo anche dal punto comunicativo al loro livello abbiamo già perso»

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