Cause civili, 31 mesi per una risposta

Una città che ha sempre più bisogno di giustizia: e una giustizia che, per quanti sforzi faccia, non riesce a tenere il passo di questo bisogno crescente. Giovanni Canzio, presidente della Corte d'appello, tira le somme di un anno di attività della magistratura milanese. Non è un quadro oleografico o auto-assolutorio. Canzio rivendica i progressi fatti ma riconosce con franchezza le situazioni ancora critiche. E rende pubblico il dato che meglio di tutti sintetizza la insufficienza della «risposta giudiziaria»: nel corso degli ultimi due anni il tempo medio di definizione delle cause civili a Milano si è allungato di due mesi, passando da 28,7 mesi a 30,9. Chi si rivolge alla giustizia per tutelare i suoi diritti, deve aspettare più di due anni e mezzo per avere una risposta.
É la giustizia civile, conferma la relazione di Canzio, la grande ammalata. Il settore penale, tra parecchie luci e qualche ombra, complessivamente risponde in tempi ragionevoli. Invece sulla giustizia civile finiscono a pesare gli effetti della crisi economica, che inasprisce i rapporti tra le imprese. Scontri contrattuali e insolvenze generano una conflittualità giudiziaria che intasa cancellerie e aule. In un anno, sono state innescate davanti al solo tribunale di Milano la stratosferica cifra di 145.365 cause civili. E in questo quadro, un segnale particolarmente drammatico è l'incremento verticale delle cause di lavoro. Non solo chi perde il posto, ma anche chi viene sottopagato o costretto a contratti capestro, finisce col rivolgersi alla magistratura. Nel corso del 2012 la sezione Lavoro della Corte d'appello ha visto crescere del 5,7 per cento le nuove cause: 3.229, significa che ogni giorno oltre quindici lavoratori milanesi cercano giustizia in appello. E alla fine dello scorso anno i fascicoli in giacenza avevano raggiunto la cifra record di 6.426, quasi il doppio di tre anni fa. Di tutti i processi pendenti davanti alla Corte d'appello di Milano, un terzo sono processi di lavoro. E una fetta importante dei ricorsi riguardano grandi realtà del settore pubblico e privato: 1.250 sono le cause dei precari della scuola, 600 del trasporto aereo, 150 contro Poste Italiane.
É la traduzione in cifre di una realtà che si può toccare con mano bazzicando ogni giorno i corridoi del Palazzo di giustizia, tra facce esauste e code interminabili. Canzio - che ha rilevato la Corte d'appello nel 2010, dopo anni e anni di incuria - al suo attivo può mettere un approccio quasi manageriale alla immane burocrazia giudiziaria. Che gli consente ieri di presentare anche le statistiche che dicono come, seppur, faticosamente, l'inversione di tendenza stia prendendo forma. Nel corso di un anno la Corte d'appello civile ha ridotto del 6,9 per cento il suo carico di arretrati. E dei 13.636 processi pendenti alla fine dello scorso anno, solo il 5 per cento era stato iniziato prima del 2009.

Insomma, un po' per volta la gigantesca montagna degli arretrati va riducendosi e soprattutto ringiovanendosi. Le cause leggendarie, quelle che si trascinavano per decenni, sopravvivendo ai contendenti e ai figli dei contendenti, diventano sempre più un'eccezione.

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