Scrivereste con il pennarello nero il vostro nome sul lenzuolino rosa della culla di una bimba? Questo è l'effetto che fa la scritta color inchiostro pesante sul marmo cipriato di Candoglia, sul lato sinistro del Duomo verso la Galleria. Il simbolo di un clan di writer è lì da otto giorni e proprio ieri mattina la Veneranda Fabbrica «ha stabilito di cancellare il graffito, procedura non facile vista le delicatezza del marmo, una pulizia che ci costa all'anno 20 mila euro» dichiara Federico Pizzi dell'ufficio stampa.
Mentre in Cattedrale si decideva la soppressione della vergognosa barbarie, guarda il caso nello stesso giorno quattro writer spagnoli venivano pizzicati in flagrante da agenti in borghese in via Calliano, nei pressi della stazione Lotto del metrò. Possedevando ventun bombolette di vernice spray e una mappa con indicazioni dettagliate sulle vie e le stazioni da insozzare. Sul loro I-phone tutte le foto: un album ricordo delle «imprese» passate, in cui si autoimmortalavano a viso coperto con passamontagna mentre facevano dei muri pubblici le vittime del protagonismo che scatta nell'uomo attraverso il gesto dello scrivere. Hanno siglato e punteggiato le loro firme con orgoglio, così come con orgoglio i quattro spagnoli hanno mostrato il loro album sul telefonino agli agenti. Che strano. In un periodo in cui non va più di moda scrivere a penna nera sul foglio bianco, un atto che anche in grandi scrittori come Walter Benjamin creava un senso d'angoscia misto a rabbia, i ragazzi sfogano sempre di più l'istinto graffitico insito in noi sulle mura pubbliche della città. «Dobbiamo smettere di pensare che sono adolescenti con disagi - dichiara Fabiola Minoletti del comitato nazionale antigraffiti - sono vandali con la volontà di distruggere. Usano acidi, sassi e pietre per graffiare in modo indelebile. I commercianti di corso di Porta Ticinese sono disperati. E' la terza volta che distruggono la vetrina di uno di loro e l'assicurazione non risponde più».
La vena rosata del Duomo, culla di Maria Nascente, soffre.
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