Contagi meglio, ma non basta. E c'è ancora Aria di polemiche

L'Rt cala ma l'incidenza resta alta, come anche i ricoveri. Un passaggio alla fascia arancio venerdì appare difficile

Contagi meglio, ma non basta. E c'è ancora Aria di polemiche

Un arancione difficile, agognato ma improbabile al momento. Il quadro dell'epidemia sta migliorando, ma le prospettive della Lombardia non sono facili, neanche per la settimana prossima.

Servirebbe un repentino miglioramento, una svolta che non impossibile ma neanche prevedibile ora. Senza quel miglioramento, difficilmente le decisioni che saranno prese venerdì potranno accontentare chi spera in una riapertura, almeno parziale, e quindi nel passaggio da rosso ad arancio. Eppure la situazione sta migliorando lentamente. Il contagio è in fase calante, l'indice Rt era già sceso negli scorsi giorni, sta scendendo ancora e segnala un arretramento. Quel che ancora non va come dovrebbe sono i ricoveri, sopra soglia sia in terapia intensiva sia in altri reparti. E non va bene l'incidenza di casi positivi, che si attesta su 300 casi ogni 100mila abitanti, soglia critica per ogni possibile tracciamento, e questi due parametri inducono a un certo pessimismo.

Ogni sforzo è dedicato alla campagna vaccinale. La Regione, numeri alla mano, assicura che la performance lombarda sulle vaccinazioni è in linea almeno col dato nazionale. E questo è confermato anche dal ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini. Intanto tiene banco la polemica politica innescata dal caos delle prenotazioni, gestite (male) dall'Azienda regionale «Aria». Le opposizioni si dedicano alla descrizione di una Regione nel «pallone» dal punto di vista tecnico e politico, mentre il centrodestra esclude l'una e l'altra cosa, liquidandole come una narrazione di comodo per ragioni di pura propaganda.

La polemica c'è, ma circoscritta. L'ex assessore alla Salute, Giulio Gallera, ora, ha le mani libere per un moto di legittimo orgoglio che gli fa dire, in pratica: «Lo vedete che il responsabile dei problemi non ero io?». Gallera chiama in causa l'assessore al Bilancio, Davide Caparini come l'artefice dell'operazione che ha portato alla nascita di Aria. Ma Caparini, uomo forte della giunta e della Lega, non risponde polemicamente, e anzi risulta che nei confronti di Gallera non manifesti altro che lealtà e stima, per il lavoro ingrato che insieme hanno fatto in un momento drammatico.

«Aria» è un colosso che fa acquisti per miliardi: il piano industriale per il triennio prevede gare per 7,8 miliardi, oltre la metà in farmaci. La tesi di Palazzo Lombardia è che il percorso iniziato con la creazione di «Aria» - nata dalla fusione di tre società - sia ancora in corso. E la propaganda della sinistra si scontra con un dato di realtà. Nel 2019 l'unico a votare contro la fusione delle partecipate fu il consigliere di Più Europa-Radicali Michele Usuelli: «La nostra impostazione - spiega - era che le società partecipate al 100% abbiano poche chance di funzionare, soprattutto là dove c'è un sistema che si perpetua da anni, vale anche per l'Emilia Romagna. Questa doveva nascere come società che produceva software, ma non riesce neanche a comprarli, ci sono problemi strutturali. Io faccio i migliori auguri al direttore, ma non vorrei essere al suo posto, o al posto dei vertici di Atac a Roma, e questo non dipende da Fontana o Raggi o Caparini, è il modello che non va. Eppure, nel marzo 2019, ricordo che ci furono voti di astensione ma nessuno votò contro, nessuno se non noi ritenne che quelle partecipate dovessero essere liquidate.

Io ho salutato come segnale di discontinuità quello di Moratti, che si è presa la responsabilità di dire cosa non funziona, e Caparini non aveva torto a dire: di tre facciamone uno, ma per noi non basta, era solo maquillage».

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