La crisi toglie la voce ai doppiatori

La crisi toglie la voce anche ai doppiatori di Milano, che per anni sono stati considerati «figli di un Dio minore» rispetto a Roma. Loro, che prestano le voci alle star dei cartoni animati, alle pubblicità e agli attori, faticano a lavorare. Eppure Milano rivendica il suo ruolo di patria (sonora) di telefilm, serie d'animazione cult, soap-opera, ha dato i natali ad Antonio Colonnello (la voce di Fonzie), Roberto Del Giudice (Lupin), Veronica Pivetti (tuttora, tra l'altro, doppiatrice). La retribuzione di queste «creature del buio» parte dai «gettoni di presenza»: un'entrata fissa di 72, 71 euro per il doppiatore che viene scritturato. Il resto delle tariffe si basa sulle «righe» recitate (una riga singola 1,54 euro per i cartoon; 2,34 per i film).

Un direttore di doppiaggio - il vero e proprio regista dell'edizione italiana - viaggia sui 167 euro a turno (un turno di circa 3 ore). Queste, almeno, le cifre del contratto nazionale, cioè il minimo sindacale assegnato a questi professionisti.

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