«Guai a parlare di incoerenza. Se le cooperative decidono di non partecipare al bando della Prefettura, ne hanno tutto il diritto. Anche noi siamo capaci di fare i conti ed è una questione di serietà. Con 18 euro non si può fare un'accoglienza seria. Se ne occupi lo Stato di dare ai richiedenti protezione internazionale un'accoglienza inclusiva, se sono capaci a queste condizioni». A parlare così è Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana. Dietro però un' atto che sa tanto di protesta politica, cioè il decidere di non partecipare alla gara per «L'affidamento del servizio di accoglienza in favore di cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale», sono gli stessi richiedenti protezione... «Non ci si venga a parlare di incoerenza o di mangiatoia!».
Il direttore della Caritas, che si è trovato a gestire 2.500 posti complessivi per i richiedenti asilo, e che riceveva «una telefonata alla settimana dai prefetti di Milano, Varese e di tutto il territorio della diocesi che facevano pressing perché trovassimo nuovi posti letto» racconta come funzionava il sistema fino a un paio di anni fa, quando in certi periodi sbarcavano centinaia di persone alla settimana. «C'era una tale fame di alloggi e di posti che qualsiasi cooperativa decidesse di partecipare veniva accreditata senza controlli, con il risultato che i bandi venivano aggiudicati al ribasso - racconta-. Tutti siamo stati costretti ad adeguarci a prezzi che in certi casi erano al limite della sostenibilità. Poi però abbiamo visto cosa è successo ieri...». Il riferimento è agli undici arresti dei vertici di quattro onlus con legami con la 'ndrangheta. «C'erano delle cooperative - continua Gualzetti - che non erano mai esistite sul territorio, ma spuntate all'improvviso. Noi abbiamo sempre avvertito le prefetture di fare i controlli...».
A queste condizioni, ovvero con un contributo statale passato da 45 euro nel 2011 ai 35 di due anni fa ai 18 euro del Decreto Sicurezza - il ragionamento - non è sostenibile fare accoglienza in modo serio. Addirittura impossibile pagare educatori e professionisti assunti, in base al tariffario del contratto nazionale con queste cifre, che bastano a mala pena a coprire i costi dell'affitto. Si sarebbero però potuti reperire gli appartamenti sul mercato calmierato o dai Comuni o dalle fondazioni pubblico-private che hanno patrimonio immobiliare piuttosto che rinunciare... «Non si può pensare che il Comune dia a noi quegli appartamenti, dal momento che ci sono anche le proroghe, io ho cento parrocchie e sono ancora tutte piene» replica Gualzetti. Tradotto: a differenza delle cooperative del coordinamento lombardo che hanno deciso di non partecipare al bando della Prefettura, Caritas ha scelto una terza via: fare accoglienza a proprie spese per gli esclusi dai protocolli. Si parla di 200 titolari di permesso umanitario, già ospiti di strutture gestite dalle cooperative della Caritas, ai quali sarà revocata l'ospitalità dalle Prefetture, come effetto del decreto Salvini.
«Chi verrà allontanato dai centri di accoglienza, lo ritroveremo in coda al dormitorio o alle mense dei poveri - dichiarava Caritas - Nelle prossime settimane e mesi dovremo fare i conti con un'emergenza umanitaria che, poiché colpirà degli invisibili, non farà nemmeno clamore. Con il Fondo di solidarietà noi vogliamo fare un gesto di resistenza civile, obbedendo alla nostra coscienza prima che ad una norma che riteniamo sbagliata sia nei confronti dei migranti che delle comunità».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.