Un test per frenate il fenomeno del «white flight», la «segregazione sociale ed etnica» nelle scuole dell'obbligo milanesi. Un problema che viene denunciato da tempo e che «non è semplice risolvere», come aveva ammesso anche il sindaco Beppe Sala durante un incontro con i cittadini in via Palmieri. Le famiglie italiane di classe medio-alta e da qualche anno anche quelle straniere di seconda generazione scappano dagli istituti dove la percentuale di bimbi immigrati è troppo elevata. Si è arrivati a casi come le primarie di via Crespi o di via Paravia dove gli iscritti non italiani si aggirano intorno al 68,88 e al 90,51 per cento. Tra le 10 scuole dove la percentuale di alunni stranieri superava l'anno scorso il 60% c'erano la primaria di piazza Gasparri (72,5%), via Russo (65,1%), via dei Narcisi (64,3%), via Dolci (62,3%), via Console Marcello (62,2%), via Giacosa (60,5%). Nessuna in centro. Per tentare di riportare le famiglie italiane negli istituti di quartiere la giunta comunale ha deciso di sperimentare nuovi criteri di accesso ai servizi di pre e dopo scuola. Spesso la scelta di trasferire il figlio altrove è dettata anche dall'assenza di servizi aggiuntivi, una necessità per chi lavora. L'ingresso anticipato alle 7.30 e i giochi dalle 16.30 alle 18 sono a pagamento. Succede che dove c'è un'alta percentuale di stranieri, magari a basso reddito o con mamma casalinga, il servizio sia sconosciuto o non richiesto, e non si raggiunge il tetto minimo di 10 bimbi che consente l'attivazione. E per fare domanda entrambi i genitori devono essere lavoratori. Per l'anno scolastico 2019/2020 il Comune ha concesso un deroga a 5 scuole statali (una è l'elementare di via Antonini) «come azione di rafforzamento e qualificazione della rete scolastica, con specifico riferimento - si legge nella delibera - alla riduzione dei fenomeni segregativi». In plessi «con presenza di alunni non cittadini italiani superiori al 30% e, contestualmente, con un indice di segregazione superiore al 10%» sarà attivato il pre e dopo scuola «anche con sole 5 richieste invece di 10» e si accetteranno «anche domande in presenza di un solo genitore lavoratore». Come assicurare a chi è incerto tra due sedi che il servizio sarà attivato senza dubbio. In città, è scritto in delibera, «la concentrazione di alunni non italiani e con disagio socio economico in alcune scuole, in genere situate in periferia, è il prodotto anche delle scelte delle scolastiche esercitate dalle famiglie italiane che evitano quelle sedi provocando un lteriore inasprimento del fenomeno segregativo». I residenti non italiani «in fascia di età compresa tra i 6 e i 13 anni «è passata in breve tempo dal 10,5 al 24,2%». E «il Comune può rappresentare un regolatore di accessi tra le scuole e le famiglie». I servizi come pre e dopo scuola possono giocare «un effetto di attrazione e riallineamento».
L'assessore all'Educazione Laura Galimberti conferma la strategia: «Abbiamo voluto sperimentare queste nuove regole per l'attivazione e l'accesso a due importanti servizi per le famiglie - commenta l'assessore all'Educazione Laura Galimberti -, partendo da quelle scuole in cui l'indice di withe flight è più alto e in cui, allo stesso tempo, non si riusciva a raggiungere il numero minimo di bambini per poter avviare il pre-scuola e i giochi serali. Si tratta di una delle azioni che il Comune mette in campo con l'obiettivo di riportare le famiglie a scegliere le scuole del proprio quartiere».
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