Si separano le strade processuali di Pietro Tatarella e Fabio Altitonante, i due esponenti di Forza Italia arrestati il 7 maggio nell'inchiesta «Mensa dei poveri» con le accuse di corruzione e di finanziamento illecito oltre che, per il solo Tatarella, di associazione a delinquere. Finora i due avevano lo stesso difensore, Luigi Graziano, una scelta che indicava la volontà di tenere una linea difensiva comune. Ora invece Altitonante ha nominato come difensore Vinicio Nardo, presidente dell'Ordine degli avvocati. Non significa che i due politici siano in rotta di collisione, ma certo ora entrambi saranno liberi di difendersi più liberamente.
Il tema è rilevante perché proprio la ricostruzione dei rapporti politici e finanziari tra i due è uno dei temi su cui si sta muovendo l'indagine. Basti pensare che ieri i pm hanno depositata una nuova intercettazione del manager Luigi Patimo, anche lui arrestato per finanziamento illecito, in cui questi sembra lamentarsi dello scarso spazio che Tatarella lasciava ad Altitonante in alcuni eventi elettorali.
Qualunque fossero i rapporti tra i due «giovani leoni» del centrodestra milanese, per la difesa di Tatarella una cosa è certa: il reato di finanziamento illecito non esiste. Se i contributi versati a favore di Tatarella e regolarmente registrati sono poi stati impiegati per le spese elettorali di Altitonante, hanno sostenuto ieri Graziano e la collega Nadia Alecci, questa è al più una violazione amministrativa e non un reato da galera.
Ieri, davanti al tribunale del Riesame, i due legali si sono però concentrati soprattutto sula richiesta di scarcerazione del loro assistito, sostenendo che le dimissioni di Tatarella dal consiglio comunale rendono impossibile che torni a commettere altri reati, visto soprattutto il clamore mediatico sollevato dalla vicenda. La Procura, rappresentata in aula dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci, si è opposta alla richiesta sostenendo che l'indagine sta andando avanti e sono in corso nuovi accertamenti su Tatarella, che potrebbero essere inquinati se il giovane politico tornasse libero.
Ma per evitare questo rischio, hanno fatto presente i legali, sarebbe allora sufficiente mettere l'indagato agli arresti domiciliari, col divieto di comunicare con l'esterno. La decisione dei giudici arriverà entro lunedì.
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