E per i disabili la scuola non è ancora cominciata

Mancano trasporti e insegnanti di sostegno. La Città metropolitana si scusa con le famiglie

Maria Sorbi

Anita non ha ancora cominciato la scuola. Ma vorrebbe tanto. «Non c'è l'educatore - le ha detto la preside - però anche se resti a casa non segno nessuna assenza sul registro». Delle assenze segnate sul registro le importa poco. Lei vorrebbe stare in classe, rivedere i suoi compagni e conoscere quelli nuovi. Ma senza un insegnante di sostegno non può proprio: ha una patologia neuromusolare e ha bisogno di assistenza in tutto. Il suo caso è simile a quello di parecchi altri ragazzi. Alcuni aspettano di avere un insegnante di sostegno, anche provvisorio va benissimo. Altri non sanno come raggiungere la scuola perché il pulmino per accompagnarli non c'è.

«Purtroppo non è una sorpresa - denuncia Alberto Fontana, presidente Ledha, la lega per i diritti delle persone disabili - Già prima dell'inizio dell'anno scolastico avevamo denunciato come in Lombardia la situazione fosse disomogenea. Alcune province hanno dato avvio ai servizi di assistenza e trasporto necessari in tempi ragionevoli. Altri enti, come la Città Metropolitana di Milano, non hanno ancora dato risposte alle famiglie». Nel corso di questa prima settimana di scuola, diversi genitori, preoccupati per la mancata attivazione dei servizi, si sono rivolti al centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi di Ledha.

Mamme e papà che ancora non sanno quando potranno mandare a scuola i propri figli, non sanno quante ore di assistenza saranno garantite. Non sanno se verrà attivato il servizio di trasporto o se avranno gli ausili tiflo-didattici. «Tanti genitori sono demoralizzati. Stanchi di trovarsi ogni volta a lottare con le istituzioni per ottenere quello che è un diritto dei loro figli: il diritto all'istruzione» aggiunge Fontana.

Le famiglie sono frustrate dalla mancanza di informazioni e di collaborazione da parte degli enti territoriali. Alcune, pur di garantire ai propri figli il diritto ad andare a scuola, sono disposte a pagare i tasca propria i costi per l'assistente alla comunicazione. Altre li terranno a casa in attesa di avere informazioni più precise, altre ancora ricorreranno alle aule dei tribunali.

I maggiori disagi riguardano la Città Metropolitana di Milano.

Che lo scorso 12 settembre ha inviato ai genitori una lettera in cui si scusa «per il disagio arrecato e per i possibili ritardi nell'avvio degli interventi». L'ente deve ancora corrispondere il saldo di quanto anticipato direttamente da molte famiglie lo scorso anno per gli interventi assistenziali.

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