E l'Istituto dei Ciechi fa ricorso contro M4

No alle talpe sotto la sede di via Vivaio L'ente porta il Comune davanti al Tar

E l'Istituto dei Ciechi fa ricorso contro  M4

Dalle minacce ai fatti. Il Comune ha ricevuto quattro mesi fa la notifica del ricorso depositato al Tar dall'Istituto dei Ciechi, l'ente che ha sede in via Vivaio ha chiesto per lungo tempo di annullare le varianti al progetto della linea metropolitana M4 denominate «Variante Tricolore» e «Variante Gallerie Manufatti Sereni e Argonne». In particolare, si chiede di eliminare l'imposizione di «servitù di galleria nel sottosuolo dell'Istituto». In buona sostanze, le talpe della M4 partite da piazza Tricolore dovranno scavare sotto l'Istituto, che ha ottenuto da anni i tempi, i permessi e i fondi (circa 5 milioni di euro) per ampliare da 25 a 60 posti letto la casa riposo per disabili soli. L'ente con un successivo atto notificato a Palazzo Marino lo scorso 3 luglio ha «confermato le censure proposte con il ricorso introduttivo», compresa «la richiesta di risarcimento dei danni» derivanti dai provvedimenti che sono stati impugnati, e ha aggiunto «nuovi motivi di ricorso». L'Istituto contesta al Comune di non aver considerato la sede un «recettore sensibile» e censura il «mancato esperimento di indagini specifiche per valutare e contenere l'impatto dei lavori sull'immobile, le vibrazioni legate all'esecuzione dell'opera e al suo successivo funzionamento».

La giunta Sala non è d'accordo e nella seduta del 14 settembre ha votato la costituzioni in giudizio «davanti al Tar e negli eventuali gradi di giudizio» per difendersi dalle accuse e (non secondario) dal rischio di dover versare un ingente risarcimento. Nella delibera votata in giunta si legge che le censure dell'Istituto dei Ciechi «appaiono erronee, le modifiche del tracciato riducono nel complesso l'impatto dello scavo delle gallerie sugli edifici limitrofi».

Per quanto riguarda l'impatto acustico «le fase di cantiere previste nella variante sono migliorative rispetto al progetto 2013, quindi non si è ritenuta necessaria una nuova verifica degli aspetti ambientali». La parola passa ai giudici amministrativi.

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