All'inizio di agosto il 16enne ucciso da un'overdose di ecstasy al Cocoricò di Riccione. L'altra notte un 19enne morto in mezzo alla pista di una discoteca del leccese dopo aver ingerito una bevanda. Episodi agghiaccianti che fanno passare i locali notturni come luoghi di trasgressione e sballo fuori controllo.
Eppure la movida sana esiste, eccome. Dopo gli scandali estivi, i locali milanesi si sollevano in un moto di orgoglio e smentiscono il binomio «discoteca uguale droga». Abbiamo parlato con Andrea Giordano, uno dei soci di Club Haus 80's, il locale di via Valtellina 21 che anima i venerdì e i sabati notte milanesi. Lo staff da anni combatte per promuovere un divertimento autentico, senza pasticche e porcherie simili. Tanto che è arrivato perfino a proporre l'acqua in discoteca, servendola in varie qualità ultra chic. Qualche anno fa, il gruppo si era anche organizzato per dare passaggi a casa ai ragazzi che avevano alzato un po' troppo il gomito. E ogni sera nel locale ci sono controlli serrati di personale in borghese sia all'ingresso sia nei bagni. «Se uno spacciatore viene una sera tra noi - spiegano i ragazzi del Club - capisce subito che non è aria e non si presenta più».
Giordano, cosa pensi della chiusura del Cocoricò' (in piena stagione)?
«Da imprenditore penso all'azienda, ai dipendenti, ai collaboratori e tutto l'indotto attorno all'attività. Insomma un forte danno economico per l'azienda Cocoricò e per il turismo di quella zona».
Al di là delle formalità legali, che responsabilità possono avere i gestori del locale?
«I gestori devono avere l'interesse ad educare i propri clienti nel rispetto della propria attività. Chi si droga nel locale deve essere sbattuto fuori immediatamente e segnalato».
Tutti sanno che nelle discoteche gira spesso droga. Club Haus 80's come riesce a tener lontani gli spacciatori?
«La droga gira ovunque non nelle discoteche, c'è chi se la porta a casa, al lavoro, a scuola. Il problema di base è educativo, i giovani non capiscono che la droga uccide. Noi di Club Haus 80's vendiamo da anni un divertimento sano basato sull'intrattenimento artistico».
E' difficile difendersi da spacciatori che rischiano di rovinare le serate?
«Gli spacciatori alla fine sono dei venditori, non entrano in ambienti dove non c'è richiesta del loro prodotto. Sarebbe una perdita di tempo per loro. Quindi la selezione del target di clientela già crea una barriera fondamentale alla lotta contro la droga».
In che modo promuovete una movida sana?
«Tutto parte dai valori che si tramandano a tutti i collaboratori che a loro volta trasmettono ai clienti. Abbiamo anche organizzato biciclettate di giorno. Chi frequenta il nostro locale è un gruppo collaudato, ci si conosce un po' tutti».
I genitori dei ragazzi del Cocoricò si sono mobilitati in una protesta ed hanno scritto lettere aperte (di fuoco) ai giornali. Voi invece i genitori dei ragazzi li avete fatti pure entrare in discoteca, giusto?
«Si, tempo fa avevamo organizzato addirittura una serata intitolata “Genitori in blue jeans“, dove effettivamente sono venuti in parecchi (genitori e figli). Lo ripeteremo sicuramente, a testimonianza che la discoteca è un luogo di divertimento per tutti. Siamo a prova di mamme, non abbiamo nulla da nascondere».
Però so che anche voi avete una dipendenza.
«Ebbene si. Scatta ogni notte attorno alle tre, con tanto di pioggia di coriandoli. E' “Don't stop me now“ dei Queen. Non riusciamo a fare senza».
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