Lui è italiano a tutti gli effetti. Così si legge nei documenti, mostrati in copia alla stampa dal suo legale, rilasciati dal Comune di Milano e dal comune di nascita nel Veronese, Bovolone. Ha carta d'identità italiana, certificato di nascita e codice fiscale. Ma domenica Mario Hudorovich, classe 1990, è stato prelevato dalle forze dell'ordine e portato al Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino. Su di lui grava un decreto di espulsione esecutivo del prefetto di Milano. Si trova nella struttura in attesa del «vettore» (l'aereo) che lo riporti nella sua presunta patria. «Una vicenda kafkiana - denuncia l'avvocato Ivano Chiesa, che assiste il 29enne insieme al collega Mario Fortunato -, che non dovrebbe accadere in un paese democratico».
Continua Chiesa: «Il mio cliente è detenuto (Hudorovich ha anche inviato al legale il video di una rivolta di due sere fa nel centro con materassi dati alle fiamme, ndr), perché un agente di polizia giudiziaria sostiene che è un clandestino. Può succedere a ogni cittadino italiano?». L'uomo, documenti alla mano, risulta residente in corso Buenos Aires e «in possesso della cittadinanza italiana». Così dice un certificato rilasciato dal Comune di Milano. Ha due figli e fa l'agente immobiliare. Il legale ha allegato i documenti al ricorso contro l'espulsione. C'è anche la carta d'identità italiana di suo padre Saimon. Si direbbe un errore, ma non c'è stata la possibilità di dimostrarlo. Per le forze dell'ordine infatti Hudorovich è in realtà Djuliano Jovanovic, nato in Serbia nel 1986, da espellere (Mario ammette di aver usato anni fa una carta d'identità falsa intestata a quell'«alias»).
E i documenti dell'italiano Hudorovich sarebbero contraffatti: «Si tratta di atti materialmente autentici - conclude Chiesa -. Significherebbe che il mio assistito ha ingannato o corrotto tutti gli impiegati pubblici cui ha richiesto una certificazione».CBas
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