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In via Esterle l'hotel abusivo con stanze numerate e pasti

Negli ex bagni pubblici è nata una struttura ricettiva a pagamento illegale. L'ombra dei servizi sociali

In via Esterle l'hotel abusivo con stanze numerate e pasti

Lì dove doveva sorgere una moschea, oggi c'è un albergo abusivo. Negli ex bagni pubblici di via Esterle non c'è il solito accampamento rifugio di disperati, ma un'attività economica nata sotto il naso delle istituzioni. Stanze numerate, cucina dove i pranzi vengono venduti a 10 euro, il numero di chi chiamare per le camere o quello dell'avvocato. Il tutto per una struttura ricettiva irregolare che presenta molte carenze a partire dal seminterrato: qui c'è, oltre a una stanza per il bucato a mano in cui alcuni tubi hanno perdite d'acqua molto gravi, un altro spazio in cui si accavallano una ventina di letti ricavati da quelli di tipo ospedaliero e alcuni ospiti. Chi dorme qui cerca di nascondersi tra le lenzuola e le coperte per evitare le domande dei giornalisti.

Le condizioni igieniche sembrano al limite in ogni ambiente. Risalendo al piano terra due ragazzi africani spiegano con poco più di monosillabi di essere lì da pochi mesi, gli ex bagni sono stati occupati a inizio 2017, e che per maggiori dettagli bisogna chiamare i gestori del posto. Uno di questi è tal Carlo, sul muro dove è riportato il suo contatto non è specificato il cognome. Lui però non ama parlare con i giornalisti: si limita a negare la vendita di pasti, i cartelli all'interno però lasciavano pochi dubbi, e a sottolineare che l'azione del suo gruppo c'è «perché il Comune non fa niente» per l'accoglienza. Sulla questione legale e sanitaria glissa. I 3.600 posti messi a disposizione sul territorio proprio per i migranti non sono niente a suo parere.

Se si cerca di entrare nelle stanze o di insistere con troppe domande gli animi si scaldano subito. Nell'ultimo sopralluogo, richiesto dalla consigliera comunale di Forza Italia Silvia Sardone, politici consiglieri e giornalisti sono usciti dopo pochi minuti perché si temeva l'arrivo dei centri sociali. Segno che anche le forze dell'ordine hanno ben presente che dietro a ogni occupazione c'è una parte politica molto agguerrita.

Gli ex bagni poi dovevano essere una delle moschee regolari di Milano. Il Comune aveva provato durante lo scorso mandato a pubblicare un bando per aprirne tre tra cui una proprio in via Esterle, ma nel frattempo una legge regionale ha chiuso ogni possibilità e l'edificio è rimasto vuoto fino allo scorso inverno. Oggi ospita un piccolo albergo con i mattoni che spesso sono a vista, ma non per scelta estetica: sono quelli di soffitti e muri che sembrano a un passo da cascare addosso agli ospiti.

«Via Padova già soffre di delinquenza e degrado inaccettabili, è scandaloso che debba anche subire quest'occupazione che conferma il vergognoso abbandono delle periferie da parte della giunta ha attaccato Silvia Sardone in molti inoltre segnalano che la mattina presto gli immigrati all'interno delle struttura vengono reclutati per il lavoro nero». A guadagnare sulla pelle di chi è ai margini delle società non ci sarebbero dunque solo Carlo e i suoi sodali, ma anche imprenditori che vedono di buon occhio la manodopera irregolare perché si accontenta di meno soldi e non questiona per orari o sicurezza sul lavoro.

«Se è bastato che il consigliere Sardone chiedesse di essere accompagnata nel sopralluogo perché la forza pubblica intervenisse numerosa ha aggiunto Otello Ruggeri, coordinatore di Forza Italia nel Municipio 2 - mi domando come mai non fa altrettanto l'assessore alla Sicurezza chiedendo lo sgombero dei bagni pubblici. Evidentemente manca la volontà politica di restituire ai milanesi un bene che gli è stato tolto».

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