Expo, padiglione Italia in una foresta

Expo, padiglione Italia in una foresta

Sarà una specie di foresta, totalmente immerso nel verde. Il padiglione italiano all'Expo avrà una struttura a nido e una piazza coperta. È il progetto dei tre studi di architettura - Bms progetti di Milano, Nemesi&Partners di Roma e Proger di Pescara - che hanno unito le forze e si sono aggiudicati la gara internazionale battendo 67 concorrenti.
L'edificio, uno dei pochi che non saranno demoliti dopo la manifestazione, è concepito come una comunità riunita intorno alla piazza. I lavori costeranno una trentina di milione e dovranno per forza iniziare a novembre perché i tempi sono strettissimi.
«Lo straordinario successo avuto dal concorso internazionale dimostra ancora una volta che il mondo delle imprese e i professionisti della creatività credono fortemente nell'Expo 2015 - spiega Diana Bracco, presidente della società Expo 2015 e commissario del Padiglione Italia - Sono certa che il padiglione che costruiremo offrirà ai visitatori di tutto il mondo la magia di un viaggio fra le caratteristiche peculiari del nostro Paese, facendo rivivere il mito del Grand Tour del Settecento e dell'Ottocento».
Il sindaco Giuliano Pisapia vede nel progetto un messaggio positivo: «Il padiglione sarà ambasciatore non solo del made in Italy, ma anche della capacità dei milanesi e degli italiani di risorgere da ogni crisi, anche la più difficile, con un soprassalto di orgoglio fatto di impegno, cultura e passione».
Mentre la «casa» italiana comincia a prendere forma, sul tavolo restano le questioni politiche. La Regione Lombardia torna a chiedere una «legge e poteri speciali» per Expo. «Il successo dell'Expo - spiega l'assessore lombardo alle Infrastrutture e mobilità, Maurizio Del Tenno, su delega del presidente, Roberto Maroni - passa da un cambio di mentalità. Bisogna cioè passare dalle parole ai fatti, perché il tempo delle chiacchiere e delle supposizioni è finito». Insomma, bisogna concentrarsi sull'avvio delle opere.
Presa di posizione dura anche da parte dell'ad di Expo, Giuseppe Sala. «Non sono preoccupato sui tempi, ma sono molto attento. Chiedo quindi con fermezza - spiega - di essere messo in condizioni di lavorare al meglio, ma ci vuole la partecipazione di tutti». Secondo Sala la legge speciale richiesta per la manifestazione universale «è il vero punto importante perché chi è in buona fede non può non riconoscere che quanto c'era da fare, l'abbiamo fatto. Ora c'è il tema dei lavori e i soci (Comune di Milano e Regione Lombardia) chiedono cose», cioè la legge speciale e il commissario unico, a fronte di altre cose fatte. È una richiesta totalmente legittima».
D'accordo Diana Bracco: «Siamo con i tempi tiratissimi. Ora bisogna mettere in grado la società di fare i prossimi passi con velocità».

La presidente di Expo ammette di non sapere come il governo possa agire al riguardo «però - suggerisce - può dare dei poteri speciali e questi poteri potrebbe darli anche l'attuale esecutivo guidato da Mario Monti». E sull'urgenza di questa decisone, che non deve quindi aspettare l'insediamento del nuovo governo, la Bracco sorta: «Noi facciamo la nostra parte e la politica faccia la sua».

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