Expo, la Provincia si chiama fuori e Pisapia s’infuria: «Inaccettabile»

Expo, la Provincia si chiama fuori e Pisapia s’infuria: «Inaccettabile»

I tentennamenti della Provincia erano chiari dal 22 dicembre, quando il cda dell’Expo (compreso il rappresentante di Palazzo Isimbardi) approvò il budget per l’Esposizione. Era un passaggio «necessario» ma il presidente Guidò Podestà sottolineò già allora che i soci «avranno la possibilità di esaminare in funzione di molti aspetti, per esempio l’incidenza sul Patto di stabilità degli impegni assunti e versati, quale possa essere la quota più giusta con cui partecipare». E ieri la Provincia ha chiuso i rubinetti: ha deciso nel 2012 non darà i circa 10 milioni previsti ma solo 2, a causa «dei vincoli di bilancio» e «del patto di stabilità» che «ci hanno imposto scelte serie e drastiche» ha spiegato Podestà. Palazzo Isimbardi ha ufficializzato la scelta di «adeguare il contributo nei confronti delle spese della società entro il limite del 2%» e ha confermato nel cda come rappresentante Carlo Secchi. Bisogna comprendere ha proseguito il presidente che «gli enti coinvolti nell’Esposizione o riescono a ottenere una deroga al Patto per le risorse che impiegano o saranno costretti a non poterle impiegare» affatto. Una richiesta al governo sollecitata per mesi, in sintonia con il sindaco Giuliano Pisapia. Il ridimensionamento delle quote in Expo dunque «si è reso necessario nell’ottica di rendere la nostra partecipazione proporzionale alle reali dimensioni del bilancio, ma desidero precisare - assicura - che questa scelta non preclude la massima tensione dell’ente per il buon esito dell’evento», a partire dall’Idroscalo che «va considerato un laboratorio di iniziative da qui al 2015, un parco meraviglioso». Furiosa la reazione del sindaco e commissario straordinario di Expo Pisapia, la definisce «una scelta unilaterale e inaccettabile» sottolinea che «ci sono uno Statuto e un accordo e credo che nessuno in un momento in cui è necessario sviluppare ulteriormente non solo la società ma anche i progetti, possa autonomamente prendere una decisione così grave». Ammette di «comprendere le difficoltà degli enti locali, la vivo in prima persona, ma questo non può andare a discapito dell’unico grande evento che può rilanciare lo sviluppo in Lombardia e a Milano. Ora non si può decidere unilateralmente di scendere: o si esce o si decide assieme. La soluzione può essere anche quella, ma condivisa e valutata insieme». Pronta la reazione di Podestà: è «improprio» definire «inaccettabile» una decisione anticipata da molte lettere, anche al sindaco e governo». Rimarca che «il nostro bilancio è, grosso modo, un ottavo di quello del Comune e un trentesimo della Regione: mantenere una partecipazione del 10%, rispetto al 20% degli altri due Enti è qualcosa che ovviamente non poteva durare nel tempo». E un impegno ereditato dall’ex presidente Pd Filippo Penati. Le quote della società sono divise nella percentuale del 40% tra Ministero del Tesoro, 20% al Comune 20% Regione, 10% Provincia e 10% Camera di commercio. L’annuncio di ieri non ha sorpreso i’ad di Expo Giuseppe Sala, «Podestà aveva comunicato da tempo la volontà di scendere nella quota azionaria» e «mi auguro che i soci si riuniscano presto per risolvere il problema che quest’anno dovrebbe essere assorbibile visto che la quota è di 10 milioni ma più avanti le difficoltà aumenteranno». Roberto Formigoni, commissario generale di Expo, conferma che la decisione della Provincia «era nell’aria da tempo.

O si trova un altro socio, e questa è la soluzione da me preferita, o bisognerà trovare il modo per cui noi soci fondatori aumentiamo le nostre quote. Ho già iniziato un confronto con la Presidenza del consiglio dei ministri».

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