"Expo, Salone e Olimpiadi Le imprese milanesi ci sono"

Le fusioni e i nuovi servizi, la ripresa e i suoi ostacoli Dopo un anno di lavoro parla il «dg» di Assolombarda

"Expo, Salone e Olimpiadi Le imprese milanesi ci sono"

Assolombarda c'è, cresce in reputazione e per numero di associati. Le imprese milanesi trascinano il Paese, chiedono solo meno burocrazia, zero dazi e vedono di buon occhio una maggiore autonomia. Questo il polso della situazione, visto da Alessandro Scarabelli, bustocco, 62 anni, da 10 mesi direttore generale della maggiore associazione di imprese in Italia, con le sue 5.934 associate pari a 344.133 dipendenti.

Direttore, si può dire che lei Assolombarda la conosce come le sue tasche.

«Sono arrivato dopo l'università, con un master: 15 studenti, docenti importanti fra cui Mario Monti, stage di un mese. Ho fatto la gavetta insomma, sono il primo dg interno».

Che significato può avere oggi la scelta di un interno?

«Forse il messaggio è che chi lavora bene ce la può fare. Io ero vice direttore generale e prima ancora ho toccato un po' tutti i ruoli dirigenziali».

È stata appena presentata la relazione per il 2017. Come sta Assolombarda?

«È stato un anno record, con 608 nuove imprese associate, non era mai accaduto. L'indagine reputazionale ha dato ottimi risultati. Si è lavorato bene nel far conoscere i servizi dell'associazione e questo, unito alla ripresa economica, spiega questa crescita».

L'assemblea ha votato anche la fusione con Assolodi. Si andrà avanti con altre?

«Due anni fa c'è stata la fusione con Monza-Brianza, con ottimi risultati. Adesso questa importante con Lodi. La riforma del sistema confindustriale spinge alle aggregazioni, per dare risposte forti e di qualità. Monza è molto manifatturiera, Lodi votata all'agroalimentare, questo è un valore aggiunto. Non escludo che il processo prosegua, sempre muovendosi insieme, fra pubblico e privato».

Ormai è irrinunciabile?

«Sì e ci siamo battuti insieme, Comune, Regione, noi, anche su Ema. Abbiamo fatto una battaglia uniti, purtroppo non vinta per i noti motivi».

Quali motivi?

«Dichiarazioni false, non corrette. Nel dossier olandese si era detto qualcosa che non si è rivelato veritiero. Comunque anche Expo è esempio positivo di un lavoro congiunto. E si è visto cosa ha voluto dire questo lavoro».

Il volano Expo sta ancora producendo suoi effetti?

«Certo e sull'area Expo c'è un progetto di straordinario interesse, che creerà occupazione. Università, ospedali, imprese anche multinazionali; lo stiamo seguendo attivamente. È fatto molto bene e a suo tempo ci avevamo pensato qui».

Al post-Expo intende?

«Pensavamo a quello che sarebbe successo dopo. Noi dobbiamo anticipare il bisogno e far nascere il servizio. Assolombarda offre una cinquantina di servizi. Ogni anno ne introduciamo di nuovi. L'anno scorso abbiamo offerto oltre 36.500 consulenze alle imprese associate e aggiunto quattro nuovi servizi, fra cui uno legato al welfare. E gli ultimi contratti, anche nazionali parlano molto di welfare. Il lavoratore ha benefici e l'azienda anche. Le imprese poi sono sempre più soggetti sociali, soprattutto dove lo Stato arretra».

Una cosa molto milanese.

«Certo e per la prima volta una associazione lo dichiara e ne fa un progetto. E ora, voluto dal presidente, è nato l'Advisory Board Responsabilità sociale delle imprese».

Da Expo alle Olimpiadi. Sono un'occasione?

«Sì, Milano è una città cosmopolita, i Giochi sono un'occasione di visibilità. La città funziona, è attrattiva, quindi è un'ottima occasione non solo per Milano ma per il Paese».

Sono i giorni del Salone.

«Un'eccellenza, una vetrina della qualità e dell'innovazione. Noi lo visiteremo domani. È un evento che fa vedere come Milano sia centro propulsore del saper fare».

Milano sta crescendo?

«Negli ultimi 4 anni del 6,2%, quasi 2 volte l'Italia. È sopra il pre-crisi del 3,2%. La Lombardia è al -1,1, l'Italia è a -4,5%».

Ma Milano fatica a tirarsi dietro il resto del Paese?

«Ma se cerchiamo di livellare verso il basso, è un errore. Dovremmo invece spingere le aree forti, per accelerare».

L'autonomia quindi è una chance importante? E qual è il problema più sentito?

«Nel contesto dell'unità, l'autonomia può essere una carta importante. Il problema dei problemi è la burocrazia, l'incertezza normativa, più del costo del lavoro. Un esempio: le Province non si sa se ci sono o no. I trasporti eccezionali, le imprese non riescono più a farli. Un nostro socio si è visto costruire una rotonda davanti e non riusciva più a passare. Ha dovuto far fare un buco nella rotonda. È un esempio di cosa intendo per burocrazia».

L'export va ancora bene?

«Va bene

e andrà sempre meglio, sperando che si blocchi questo inizio di politica dei dazi e che non generi ritorsioni. Noi vogliamo libero mercato a parità di condizioni. La nostra preoccupazione è una spirale di protezionismo».

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