Per far cessare le molestie il pm gli vieta Facebook

Il giudice gli proibisce di avvicinarsi a meno di 200 metri dalla donna ma anche di comunicare con lei attraverso sms, mail e i social network

Per far cessare le molestie il pm gli vieta Facebook

Arrestato a fine luglio dalla po­lizia mentre seguiva la sua ex fi­danzata, uno stalker è poi finito su­bito davanti al giudice che lo ha scarcerato imponendogli però una serie di obblighi per protegge­re la vittima. Tra i divieti, oltre ai «tradizionali»,anche quelli conse­guenti alle nuove relazioni sociali derivanti dalla tecnologia: vietati gli sms, le e.mail ma soprattutto «postare» commenti sulla bache­ca pubblica di Facebook.
La vicenda che ha visto finire in manette un 34enne di Varese non si discosta molto dalle mille altre storie registrate in questi anni dal­la cronaca. Qualcuna anche con
un tragico epilogo. Conosce un’impiegata di quattro anni più giovane, i due si piacciono e allac­ciano una relazione. Poi un paio di mesi fa la donna decide di porre fine alla storia e immediatamente iniziano le persecuzioni. L’uomo la aspetta sotto casa,fuori dall’uffi­cio, le suona il campanello la chia­ma continuamente al telefono. Ar­riva anche ad aggredirla fisica­mente, visto che tra le varie denun­cia figurerà anche una per violen­za sessuale. Lo stalker, altra co­stante in casi di questo genere, le invia poi insulti e minacce usando le nuove tecnologie: messaggini sul cellulare, via e.mail e usando la bacheca di Facebook dove lei e tutti gli amici possono leggere i suoi deliri. La donna è costretta a cambiare le proprie abitudini, na­scondersi a cambiare il vecchio cellulare. Poi a luglio, stanca di questo assedio, decide di rivolger­si alla questura e la sezioni «fasce deboli» fa partire un’indagine. Per accertare le dichiarazioni del­la donna ma soprattutto per avvia­re una serie di attività per proteg­gere la vittima e magari anche co­gliere il molestatore sul fatto. E non c’è neppure bisogno di atten­dere molto.
Qualche giorno dopo mentre sta guidando in via Darwin in Tici­nese, la donna con terrore vede ap­parire sullo specchietto retroviso­re la vettura del suo persecutore. L’uomo la raggiunge, la costringe a fermarsi, la aggredisce nuova­mente. Ma per fortuna «arrivano i nostri». Gli agenti della squadra mobile scendono dalla macchi­na, bloccano e ammanettano l’uo­mo. Con ogni probabilità i poli­ziotti hanno salvato la vita alla donna: lo stalker aveva una forbi­ce nascosta sotto i sedili.
L’uomo il giorno dopo finisce davanti al magistrato che convali­da il fermo e lo rimette in libertà provvisoria in attesa del processo. E ora a distanza di un mese e in ba­se
alla relazione della polizia, il pm emette un provvedimento che gli impone una serie di restri­zioni. Se vuole evitare di finire di­ritto in carcere, d’ora in poi lo stalker non potrà più avvicinarsi a meno di 200 metri dalla vittima, non dovrà più chiamarla al telefo­no, tentare di seguirla e men che meno fermarla per strada.

Ma sic­come nella vita di tutti i giorni so­no ormai entrate anche le nuove tecnologie, ecco i relativi provve­dimenti del giudice. All’uomo è tassativamente vietato inviare sms, e.mail e usare Facebook per comunicare con la vittima. O scat­teranno le manette.

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