Il fascino del design tra passato e futuro

Gioielli inaccessibili hanno aperto alle mostre dei progettisti. Da Palazzo Litta al Diurno

Mimmo di Marzio

Siamo ormai nel count down finale della settimana più bella di Milano che ha visto, forse mai come quest'anno, affluire in città un grande popolo festoso venuto a celebrare il design. E siccome chi ha tempo non aspetti tempo, ecco alcune location imperdibili del Fuorisalone, e per più di un motivo. Anzitutto perchè si tratta di mostre di contenuto e di piacevole fruibilità anche per i non addetti ai lavori; inoltre si parla di eventi che fanno (ri)scoprire ai milanesi gioielli artistici e architettonici generalmente inaccessibili ai più.

Cominciamo il tour da Palazzo Litta in corso Magenta, considerato il miglior esempio di architettura barocca in città. Il cortile, le sale al pianterreno e quelle al primo piano, ospitano una suggestiva mostra dedicata al rapporto fra «Tradizione e Tecnologia», tema sviluppato da designer e aziende europee in dialogo con il fascino delle sale disegnate dall'architetto seicentesco Francesco Maria Ricchino. In mostra arredi, tessuti e materiali di frontiera, oggettistica e complementi di illuminazione, che mettono in evidenza i progressi della scienza in rapporto all'estetica e alla cultura millenaria del pianeta, in un ritorno al futuro dal sapore esotico. Si parte dal cortile del Palazzo, cuore della manifestazione, interpretato dall'architetto Diébédo Francis Kéré, nato in Burkina Faso e con studio a Berlino, che ha trasformato l'ingresso in un villaggio neo-africano intitolato Courtyard Village. Si arriva alla napoleonica Sala degli Specchi dove Alberto Meda racconta il progetto della sedia Physix (Vitra), mentre emblematica è la terza collezione di Clique realizzata da T&D Robotics, ultima frontiera dello «scalpello digitale» che permette ai progettisti di realizzare in marmo di Carrara oggetti dal design avveniristico.

Altra tappa imperdibile è l'ottocentesco Palazzo Turati di via Meravigli, sede storica della CamCom, dalle cui fondamenta riaffiorano i resti del Teatro Romano del 1° Secolo A.C.. Il Fuorisalone è un'occasione unica per visitare le splendide sale appena restaurate che, per l'occasione, accolgono il meglio del design olandese. «Masterly, The Dutch» è il titolo della collettiva a cura di Nicole Uniquole che mette in scena le recenti creazioni di 125 progettisti del paese dei tulipani. Ed è proprio uno scenografico tappeto di tulipani ad accogliere, nel cortile, i visitatori in paziente coda per ammirare il design nordeuropeo nonchè gli splendidi interni ristrutturati negli anni Trenta dall'architetto Mezzanotte. Rimanendo nel centro storico, un'altra «chicca» è la visita di Palazzo Serbelloni in corso Venezia 16, fresca del restauro dei maestosi lampadari settecenteschi a cura dall'azienda Lasvit, che proprio nei saloni napoleonici espone la mostra «Via Lucis». Mai come in questo caso, passato presente e futuro si fondono armoniosamente nel dialogo tra i preziosi lampadari in cristallo di Boemia e i contemporanei chandelier firmati da Moritz Waldemayer, Andre Fu e Maurizio Galante. L'affascinante tour tra design e storia si completa nelle sale dell'Albergo Diurno di Porta Venezia, sosta per viaggiatori realizzata tra il 1923 e il 1925 su progetto di Piero Portaluppi (ps.

a quando un degno restauro?). L'Albergo accoglie il progetto Vestae, una piccola collezione ispirata al wellness realizzata da venti studenti della scuola internazionale di design del Gruppo Richemont. Quando si dice «genius loci».

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