Maria Sorbi
Non c'è stata nessuna commissione sull'argomento. Né se ne è parlato in aula a Palazzo Marino. E tanto meno ci sono documenti che confermano. Però il Pd ha già deciso: la Festa dell'Unità si farà ai Giardini Montanelli. In versione minimal rispetto a quella dell'anno scorso ma sempre lì, stessa area e stesso periodo (alla fine di agosto).
Al dì là del fatto che il buon Montanelli, la cui statua campeggia in mezzo al parco, non avrebbe affatto gradito la presenza dei compagni e delle salamelle nella fettina di città a lui intitolata. Ma quel che lascia l'amaro in bocca è la solita questione di metodo che ormai il Pd sembra aver ben assimilato. Decide e impone, senza tener minimamente in considerazione l'opinione di chi la pensa diversamente. Scavalla i passaggi nelle sedi istituzionali e fa quel che gli pare, senza consultare le opposizioni. Così è accaduto sulla gestione dei profughi destinati a Expo, per cui non si è dato minimamente peso al no del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e del sindaco di Rho. Così accade anche per organizzare la Festa dell'Unità. Il segretario del Pd Pietro Bussolati annuncia l'evento. In Comune però non esiste ancora mezzo foglio A4 in cui si metta nero su bianco almeno la domanda per avere la sede. «Pronti via, si ricomincia dagli abusi» protesta il consigliere comunale di Forza Italia Fabrizio De Pasquale che già l'anno scorso, assieme all'esponente Fdi Riccardo De Corato, aveva presentato un esposto contro la festa della salamella nel parco di Porta Venezia.
«Fa niente che i giardini siano vincolati - spiega De Pasquale - che siano stati progettati dal Piermarini nel 1784, che folla, concerti e salamelle facciano male alle aiuole e agli alberi. Che importa? Il sindaco è del Pd, l'assessore competente è Pierfrancesco Maran del Pd, il ministro che nomina i Sovrintendenti che dovrebbero vigilare sulla tutela ambientale e architettonica e dare il nulla osta è Dario Franceschini del Pd». Forza Italia solleva il paradosso e denuncia il solito giochino dei due pesi e delle due misure. «Se un normale cittadino chiedesse di organizzare una festa in un parco le cose sarebbero diverse: mesi di attesa, tonnellate di documentazione richiesta, e poi magari, sotto la pressione di ambientalisti, il permesso verrebbe negato. Ma qui parliamo del Pd che reputa il Comune, e quindi anche i giardini Montanelli, cosa sua». L'opposizione di centrodestra chiede di tutelare l'area verde.
Ma l'anno scorso ai Dem è bastato versare una fidejussione di 50mila euro a garanzia «dei ripristini per eventuali danni» e impacchettare (o transennare) gli elementi del parco protetti dalla Sovrintendenza. Il centrodestra si aspetta un chiarimento da parte dell'assessore al verde Maran. O sapere almeno se ha già dato o intende dare la concessione.