Fontana, il programma: su sicurezza e migranti la vera sfida alla sinistra

No alle moschee abusive e stop ai clandestini Gori parla di diritto al culto e società plurale

Alberto Giannoni

Pronto il programma di Attilio Fontana: 104 pagine, 18 punti, insieme ai partiti che lo sostengono il candidato del centrodestra ha messo a punto le coordinate delle sue idee, destinate a diventare linee di governo in caso di vittoria il 4 marzo.

«Al lavoro! Per la tua Lombardia» lo slogan, con la scritta «Fontana presidente» in campo verde e blu. Dodici i punti salienti della versione sintetica. Il primo punto recita: «Più laboriosa, più futuro per i nostri figli». Il secondo punto: «Più sicura, stop alla clandestinità. E sul tema sicurezza emerge un divario che separa il centrodestra dall'impostazione del Pd e di Giorgio Gori. Un divario culturale.

Prima ancora del merito, è eloquente l'impostazione del programma. La sicurezza infatti occupa un posto centrale nella campagna del centrodestra, alle Regionali come alle Politiche, e nel programma di Fontana la sicurezza è un capitolo a sé, e comprende sia il tema migranti sia il tema moschee. Il Pd compie una scelta preliminare molto diversa. Una scelta che, come dire, è tutta un programma: nella sua «bozza», intanto, Gori parla dei luoghi di culto dentro il paragrafo «diritti». Poi questo paragrafo «diritti», insieme al paragrafo «Sicurezza» e al paragrafo «Migranti e processo di integrazione», viene inserito all'interno di un grande capitolo intitolato «Welfare, politiche sociali e politiche per la sicurezza». La logica è chiara: la sicurezza, sembrano voler dire Gori e il Pd, dipende anche o soprattutto da interventi sociali, da politiche attive. E così l'impatto dei fenomeni migratori. La filosofia è opposta rispetto alla visione del centrodestra, una visione che dalle parti del Pd amano definire, o liquidare, in termini dispregiativi come «securitaria».

Quindi, nel programma di Gori (174 pagine che si possono scaricare dal sito ufficiale e su cui appare la scritta «bozza») il tema migranti e la questione sicurezza attengono alla grande area del welfare e delle politiche sociali (..«e della sicurezza»), Fontana invece dedica un capitolo alla «Sicurezza come diritto inalienabile dei cittadini» e qui inserisce due paragrafi dedicati alle moschee abusivi e all'immigrazione. «No moschee abusive» e «stop all'immigrazione irregolare» recitano in modo eloquente i titoli dei due paragrafi in questione.

Agli elettori, ovviamente, spetta il compito di giudicare i risultati di uno e dell'altro approccio, ma di certo i due programmi non sono sovrapponibili come vorrebbe una vulgata qualunquista.

Anche passando al merito, la distinzione è chiara. La posizione di Fontana e del centrodestra è nettissima. Fontana parla di «decine di migliaia di clandestini» e avverte: «Chi non ha diritto a rimanere deve essere rimpatriato immediatamente, come prevede la legge, a tutela della sicurezza dei lombardi. Su questo non si può transigere». Analoga chiarezza viene adottata in tema di moschee: per Fontana la nuova legge regionale introduce «regole chiare e puntuali» e «una limitazione importante per il proliferare di moschee abusive».

Gori si pone come obiettivo «una società plurale, che faccia delle differenze una ricchezza economica, civile, culturale, attraverso l'inserimento e l'integrazione di persone che con le loro capacità possono rappresentare per noi una opportunità al pari di quella che noi possiamo offrire loro». Si parla di «contrasto dei flussi irregolari a favore di ingressi legali per ricerca di lavoro» e di «distribuzione omogenea sul territorio dei richiedenti asilo». Infine i luoghi di culto.

Gori propone di «riformare la legislazione regionale» seguendo «principi di non discriminazione». E cita «accanto all'affermazione dei diritti» un richiamo «al rispetto dei doveri costituzionali», con «giuste salvaguardie in termini di sicurezza e legalità».

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