Fontana verso il Pirellone Gori non ammette la sconfitta

Centrodestra in netto vantaggio secondo i primi dati Il candidato del Pd non parla: aspetto i numeri veri

Fontana verso il Pirellone Gori non ammette la sconfitta

Fontana tranquillo. Sette punti di vantaggio su Giorgio Gori e il centrodestra tiene saldamente in mano in Pirellone, confermandosi forza di governo come da 23 anni a questa parte.

Oggi alle 14 inizia lo spoglio delle schede reali ma gli exit poll descrivono una vittoria netta. Il leghista ex sindaco di Varese è accreditato di un risultato fra il 38 e il 42%, mentre il rivale Giorgio Gori, candidato del Pd, si fermerebbe a una «forbice» fra il 31 e il 35% e il Movimento 5 Stelle potrebbe toccare quota 20%. «Mi sembra un buon risultato - ha commentato a caldo Fontana con il consueto understatement - Grazie ai lombardi che hanno partecipato al voto in maniera così massiccia e che hanno fatto questa scelta».

Giorgio Gori non ce l'ha fatta. Ieri sera non ha commentato i sondaggi: commenterà solo dati reali e non sondaggi, hanno fatto sapere dal suo staff, dopo che la Lega lombarda, col segretario Paolo Grimoldi, lo ha invitato ad ammettere la sconfitta. Gori non ce l'ha fatta e in realtà nessuno ha mai pensato che potesse riuscirci. Legittimo il tentativo di caricare i suoi militanti facendo balenare la possibilità di un testa a testa. Comprensibile anche il tentativo del Pd di innervosire Fontana con argomenti polemici e perfino con qualche personalismo di troppo, ma l'esito finale della sfida non è mai stato in discussione. «È durissima» prevedevano a microfoni spenti esponenti importanti della sinistra alla vigilia del voto. Smacco ulteriore, per il Pd, è il risultato accreditato a «Liberi e uguali» e al suo candidato Onorio Rosati. L'ex segretario della Camera del lavoro di Milano otterrebbe, secondo i sondaggi svolti all'uscita dei seggi, un risultato deludente, compreso fra il 2 e il 4%, in grado forse di regalare un seggio al suo movimento, ma non in grado di cambiare l'esito della sfida nell'ipotesi - non realizzata - di un accordo Pd-Leu. L'accordo non c'è stato e questo a Rosati è stato molto rimproverato, ma l'accordo non avrebbe cambiato le sorti finali della partita. «È durissima» dunque, prevedevano a sinistra, mentre sull'altro fronte si dormivano sonni tranquilli. I numeri della vigilia, nel centrodestra, prefiguravano esattamente i 7-8 punti di vantaggio stimati ieri e il clima rassicurante respirato nella piazza Duomo della manifestazione leghista era l'ulteriore conferma di un margine certo. La sinistra le ha provate tutte. E ha provato soprattutto ad agitare lo spauracchio del pericolo fascista imminente. Dopo appelli, sit-in e proteste, un episodio come quello di Pavia ha scatenato l'ultima mobilitazione. Ieri, a Milano, l'ultimo episodio, a Niguarda, dove i militanti di Leu hanno provato a far rimuovere un quadretto storico facente parte di un allestimento dedicato al centenario della scuola che ospitava il seggio. «Su una colonna all'ingresso della scuola elementare di via Passerini erano esposti dei volantini del ministero dell'educazione Balilla con il fascio littorio» ha denunciato il rappresentate di lista di Leu Claudio Migliavacca, chiamando in causa l'assessore municipale Deborah Giovanati, che invece ha chiesto ai vigili urbani di ripristinate l'arredo scolastico. «Sono totalmente senza parole - ha commentato incredula l'assessore Giovanati, candidata alle regionali per Noi con l'Italia - Quel quadro non era stato appeso da fascisti per inneggiare al fascismo.

Sono appesi in tutta la scuola documenti storici che fanno parte di quella scuola». «È proprio dei peggiori regimi voler cancellare la memoria del passato, giusta o sbagliata che sia» ha commentato l'assessore, che già aveva dato battaglia contro le interferenze politiche nelle scuole.

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