«Formigoniani in lista? Io sono il papà di tutti Pochi amministratori»

(...) Noi dobbiamo scegliere secondo il criterio del merito e poi i cittadini decideranno quali sono i candidati che preferiscono».
Si è parlato di non ricandidare gli uscenti. Lei che ne pensa?
«No no no. Il criterio è il merito. Ci può essere uno nuovo che è un asino o uno che ha fatto due legislature e ha lavorato bene e allora va ricandidato».
Chi correrà tra i suoi?
«I miei sono tutti. Non ho figli e figliastri. Sono stato per 18 anni presidente della Lombardia e bandiera del Pdl. Anche chi è entrato in consiglio regionale con pregiudizi verso di me, poi li ha superati. Si ricorda i formigones e i berluscones...».
E le due anime del Pdl, quella vicina a Cl e l'altra liberal?
«Noi oggi siamo un gruppo unitario. Poi vedremo, ci sarà gente nuova che conosco meno ma io mi sento il padre di tutti. Non ho preferenze da fare».
Lei, da estensore del programma, parla di continuità con il passato. Ci sarà anche qualche novità?
«Noi abbiamo fatto riforme epocali che ai cittadini sono piaciute, ma abbiamo anche limiti ed errori a cui porre rimedio».
Un errore da non ripetere?
«Dobbiamo stare attenti a non candidare gente che possa tradire la fiducia dei cittadini».
Si riferisce agli inquisiti?
«Non uso questo termine, non lo usiamo, solo coloro che hanno ricevuto una sentenza definitiva possono essere definiti colpevoli. Ma c'è stato qualcuno che si è dimostrato distratto sul territorio».
Quali sono i punti di maggiore forza del programma?
«Il programma mantiene strutture fondamentali quali sussidiarietà, centralità della persona, attenzione alla famiglia e al drammatico problema del lavoro e delle Pmi. E poi il sistema delle doti e dei voucher, il fondo Nasko, la libertà di educazione, di curarsi, di difendere la vita».
E le principali emergenze?
«La famiglia è colei che sta pagando di più questa crisi. La perdita di posti di lavoro è il dramma più forte. Proponiamo la nostra antica idea di una no tax area, meno tasse per chi assume, che altri stanno copiando, incluso l'esimio professo Monti».
Lei ha molto criticato Maroni per aver fatto cadere la sua giunta. L'ha perdonato?
«No. Gli errori restano errori e questo è stato un errore. Tuttavia non si può fare politica con il risentimento, anche quando è sacrosanto. La mia stella polare è il bene dei cittadini, che consiste in un'alleanza moderata con la Lega».
E il rapporto con Gabriele Albertini?
«Al di là schermaglie dialettiche, il nostro rapporto non è rovinato né incrinato. Rispetto la sua scelta e so che lui rispetta la mia. Avremo ulteriore modo di parlare. Sono stato lealissimo con lui».
Difficoltà a ripartire con la Lega?
«Non ci sono difficoltà. Vogliamo rispetto assoluto e totale dei patti e la garanzia dell'intesa è nel programma. Ho la delega dal Pdl, ho incontrato Maroni un paio di volte».
La Lega ha il presidente. Il Pdl quali settori pensa di poter governare?
«Noi avremo certamente il vicepresidente della giunta, il presidente del consiglio regionale e assessorati molto importanti, a partire dalla Sanità.

Ma prima dobbiamo vincere le elezioni, poi avremo tempo per stabilire queste cose».
Propone di decidere dopo in base ai voti?
«Sì. E anche in base alla scelta degli uomini. In questo momento non hanno senso battaglie di altro tipo che per i cittadini e il lavoro».

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