«Fuori i violenti dalle liste» Nella gaffe dell'assessore le ambiguità della sinistra

«Fuori i violenti dalle liste» Nella gaffe dell'assessore  le ambiguità della sinistra

«Fuori i violenti dalle liste». È peggio che una gaffe la reazione dell'assessore comunale Pierfrancesco Majorino, che il giorno dopo le devastazioni dell'Expo non trova altro da proporre che un veto per chi pratica o tollera la protesta. Peggio di una gaffe, perché segnala la cronica incapacità di affrontare i problemi nel momento giusto e con gli strumenti giusti.

A Milano è l'ennesimo «day after». Si contano i danni materiali e soprattutto d'immagine. Agenzie di stampa e social network traboccano di reazioni di condanna e di aggettivi forti. Ed è una sorta di gara a chi è più netto. In questo contesto anche Majorino prova a fare il «duro», ma il massimo che riesce a concepire è un veto sui violenti. «Portiamoci avanti - scrive stentoreo - Facciamo che nel 2016 non solo quelli che praticano ma pure quelli che tollerano la violenza non devono stare nelle liste che compongono la coalizione di centrosinistra». L'affermazione suona oltre modo singolare e ottiene l'effetto contrario rispetto alle aspirazioni propagandistiche dell'aspirante successore di Giuliano Pisapia. È chiaro che la candidabilità di un teppista non dovrebbe neanche porsi come ipotesi: ci mancherebbe altro, pensa un elettore medio. L'affermazione di Majorino in effetti è foriera di reazioni problematiche e anche polemiche, perché gli stessi elettori iniziano a disquisire sugli alleati del Pd, tanto che lui stesso aggiunge un passaggio che «scagiona» i vendoliani: «Ovvio che non mi riferisca a Sel o altri partiti di sinistra più o meno radicale - aggiunge - Nessuno “complice” di ieri ( venerdì , ndr). Ma ai singoli. La nonviolenza è una scelta politica e una questione etica». Ora, è chiaro che Majorino ha una storia tutta interna alla sinistra democratica, erede di una tradizione che non si può confondere con frange antagoniste e contestatarie - tanto che ha avuto un ruolo decisivo nell'annientare la lotta politica armata negli anni Settanta. Questo è fuori discussione. Tuttavia va detto anche che nell'arco delle forze di sinistra non tutti possono dirsi esente da ambiguità. Basti pensare all'atteggiamento tenuto nei confronti del (complesso) mondo dei centri sociali, un mare in cui nuotano pesci di specie e taglia diversa. Ieri è stato un «day after» pesante ma non è stato il primo.

Perché ora le reazioni non appaiano come una corsa a ripulire le coscienze, oltre che i muri, altri dovrebbero guardare l'album di famiglia e dire che sì, per troppo tempo sono stati sottovalutati, quei «compagni teppisti».

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